Perchè onorare (anche) una divinità maschile?

Scrivo questo articolo nel periodo di Beltane. Un momento chiave delle celebrazioni è dedicato al Dio dei boschi, satiro danzante e pieno di vigore in questo periodo dell’anno. Così ho pensato di condividere le mie riflessioni sul tema del Dio maschile che all’inizio del mio percorso mi ha creato non poche difficoltà.

Non è un articolo provocatorio, la mia è una domanda seria! Negli anni sono stata estremamente confusa su chi o cosa fosse oggetto della mia venerazione, o a chi dedicare i riti. La mia confusione era nata all’inizio del mio percorso quando, avvicinandomi alla Wicca ho trovato un Dio e una Dea, ma nessuno che mi spiegasse chi fossero e da dove si sono originati. Qualcuno sostiene che la Dea sia l’origine di tutto, quindi un principio esclusivamente femminile(almeno nella concezione neo pagana in cui ero incappata io) ma la cosa non mi convinceva perchè ormai lo sappiamo come nascono i bambini no? Serve anche un principio maschile che fecondi e semini, e infatti i miti legati alle feste della Ruota dell’Anno parlavano dell’unione del Dio e della Dea per generare vita. Ovviamente ho cercato di capire da dove si originasse questa convinzione che la Dea fosse l’origine di tutto e la mia risposta è arrivata direttamente dal paleolitico superiore, quando i nostri antenati ancora non conoscevano l’importanza dell’uomo nelle gravidanze. Detto questo iniziai a comprendere i motivi che hanno portato alla venerazione della Dea come unica fonte generatrice, solo che dopo questo chiarimento ho riflettuto su chi fosse questo Dio venerato nelle religioni neo pagane a fianco della Dea, sua sposa, sorella e madre al quale era stato dato spesso il solo ruolo di fertilizzante.

L’antropologia ci racconta di una divinità legata inizialmente ai boschi alla quale i nostri antenati primitivi si rivolgevano per chiedere protezione. Successivamente, con l’introduzione della caccia rituale, questa divinità oltre che una creatura silvana, divenne legata agli animali e alla vita notturna. Le corna con cui veniva rappresentato a partire dalle pitture rupestri simboleggiano gli animali e la luna che di notte aiuta gli uomini nella caccia e le sue sembianze erano incarnate dai primi sciamani. Questo dio era legato alla fertilità proprio come i più moderni Pan, Priapo e Bel, tanto per citarne alcuni. Sappiamo che esisteva anche un culto della Dea, diversi millenni prima, che con l’introduzione del culto del Dio cornuto divenne paritario, rispecchiando poi anche i ruoli all’interno del clan dove uomo e donna, con ruoli diversi erano di pari importanza. Questa evidenza ci arriva dalla forma rituale arcaica: al tempo del culto della Dea solo le donne erano venerate come fonti di vita e generatrici, e potevano accedere agli spazi sacri, spesso recinti in cui si riunivano per discutere sulle decisioni del clan o lavorare il pane e la terracotta con i forni simbolo dell’utero trasformativo della Grande Madre. Poi con l’introduzione del culto del Dio (probabilmente dopo la scoperta dell’importanza dell’uomo nella procreazione) sia l’uomo che la donna erano protagonisti di riti di fertilità, complementari ed ugualmente importanti, ognuno con il suo ruolo rituale ma anche all’interno del clan. E allora perchè spesso sento denigrare questo meraviglioso signore selvaggio, che con la sua controparte femminile diventa il creatore del Tutto? Forse perchè nei periodi successivi al neolitico la cultura cambiò, introducendo divinità maschili e guerriere, dominanti sull’aspetto femminile che divenne solo una sposa o una sorella, perdendo il suo aspetto sacro.

E qui ti invito a riflettere: quando diciamo che il dio è solo un aspetto della Grande Dea, una specie di appendice insomma, non stiamo facendo la stessa denigrazione dei patriarchi quando asserivano che le Dee fossero solo sorelle o spose (e quindi proprietà) del Dio?

Possiamo certamente sostenere che esista un principio creatore, che molti chiamano Universo, Uno, Matrice, ma io personalmente non mi sento di associarlo alla Dea, piuttosto lo riconosco come uno spirito androgino da cui tutto nasce, io lo chiamo Spirito della Natura, poichè vive in ogni cosa esistente ed emana i principi maschile e femminile del Dio e della Dea che sono forse neanche separati, ma sono solo le due caratteristiche della matrice da cui tutto nasce. Il fatto che troviamo un Dio e una Dea separati forse ci permette di comprenderne meglio le qualità e le emanazioni energetiche, ma credo che poi dobbiamo diventare consapevoli che entrambi esistono in ogni cosa. I nostri antenati, in ogni cultura hanno sempre tenuto in considerazione l’aspetto maschile e a lui hanno dedicato templi e sculture come i menhir venerati anche dalle donne per richiedere fertilità e in tempi più recenti possiamo pensare al Palo di Maggio, tanto per rimanere in tema con la festa di Beltane, dove un bastone penetra nella terra, un chiaro simbolismo della fecondazione. E i bastoni che le streghe cavalcavano sui campi? Non sono forse dei sostituti dell’uomo nelle antiche pratiche sessuali per propiziare l’abbondanza?

E’ importante ripristinare il suo “culto” in modo equilibrato e consapevole e uno dei modi può essere quello di onorare in questo periodo il dio dei boschi, sentendo la sua presenza tra la vegetazione, con i suoi occhi che osservano e il suo corpo pieno di vita e calore. In questo modo credo che torneremo ad un’esperienza completa dello Spirito della Natura e di conseguenza anche di noi stessi.

Vieni, beato, tu che danzi, che corri, che regni con le Stagioni,
dalle membra caprine, baccante, invasato, che vivi all’aria aperta,
che tessi l’armonia del cormo col canto giocoso,
che proteggi dalle apparizioni, terribile fra le paure umane”

Tratto dall’inno orfico a Pan

Per tutti i commenti hai lo spazio qui sotto, intanto ti auguro felici celebrazioni di Beltane!!

Lisa

Ricercatrice spirituale, artigiana, figlia degli Spiriti...

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