Streghe delle 12 notti: la guaritrice
Sono molto felice di iniziare questo lavoro che ci accompagnerà fino a Dicembre 2020 nel mondo delle streghe e delle loro arti, guardandole da un punto diverso rispetto a quello dei “vincitori”. Ci avvicineremo alle nostre antenate, entreremo nelle loro soffitte, guarderemo attraverso i loro occhi per comprendere meglio il loro immenso potere. Cominciamo questo viaggio con la figura della guaritrice, forse colei che maggiormente cadde nella trappola inquisitoria con il termine “strega”.
Il termine strega arrivato fino a noi assume infatti un carattere sempre molto negativo legato a qualcosa di brutto e malvagio a causa del suo uso in ambito inquisitorio. Se andiamo a studiare invece le figure e i vari significati della parola strega nelle varie lingue, vediamo come anticamente fosse sinonimo di un’arte legata alla guarigione, all’incanto, alla profezia, tutte qualità che le streghe avevano e che esercitavano nell’atto magico. Con l’inquisizione il termine assunse significato negativo e quindi tutte le arti che il termine strega racchiude, furono demonizzate. Questo lavoro di 12 mesi nelle pratiche delle streghe ci servirà per capire proprio come in una parola così dibattuta, esistano i poteri della vita, della guarigione, della magia.
Nel libro di Max Dashu (trovi le fonti di questo articolo alla fine) leggiamo ad esempio che una delle possibili radici indoeuropee della parola Witch è weg che significa “essere forti e vitali”. Sappiamo poi che in inglese il termine vegetable, deriva a sua volta da un termine latino che significa “vitale, pieno di vita” e così pure wick. Con la stessa radice dunque vengono evocati gli spiriti vegetali, la vitalità, le streghe e abbiamo anche l’immagine di un villaggio poiché la radice wik ha dato origine a molte delle parole che indicano questo termine: ad esempio vicus (latino) e vik (norreno). Si delinea dunque un quadro che forse troverai un po’ azzardato ma sai quanto amo fantasticare: donne sagge, che praticano con gli spiriti verdi in uno scenario molto fiabesco come un villaggio circondato da un bosco. Con questa immagine possiamo cominciare la nostra esplorazione nel mondo delle guaritrici!
Dalle guaritrici ai medici
Sappiamo che il termine herbaria indica una donna che conosce e utilizza le erbe per la guarigione e che spesso lo troviamo come sinonimo di strega ed erborista . Non sempre quest’associazione fu idilliaca: i Romani infatti indicavano stria (strega) come un’entità malefica che venne poi associata con l’erborista venefica e avvelenatrice a detta dei preti, facendo risultare l’arte della guarigione, una pratica malvagia e pericolosa. Questo fenomeno accade in tutta Europa a cavallo tra l’Alto (dalla caduta dell’Impero Romano 476 d.C. fino all’anno 1000 d.C) e il Basso medioevo (dall’anno 1000 d.C fino alla scoperta dell’America nel 1492 d.C) tentando di screditare l’opera di queste donne nel momento in cui la Chiesa cercava di affermare il suo potere a livello religioso e politico, andando a braccetto con le classi sociali più ricche. Inoltre vi era la classe medica in via di sviluppo che basava molte delle sue conoscenze sulla sapienza delle streghe, nonostante poi cercò in ogni modo di ridicolizzarle. Forse perchè la guaritrice fu considerata una pericolosa concorrente della classe medica?
A tal proposito ho trovato una testimonianza di Jules Michelet nel suo trattato del 1862 Sourcière dove definisce la strega come tale in modo molto diretto, parla infatti del fenomeno della demonizzazione delle streghe come un un evento da contestualizzare a livello storico e lo colloca nel Basso Medioevo quando appunto la società si incammina verso una medicina ufficiale ma soprattutto verso una classe medica organizzata e riconosciuta (e il periodo coincide anche con l’organizzazione del Clero all’interno della Chiesa….). Dalle sue parole: “una scienza ufficiale che vede nella strega la concorrenza e quindi procede ad una progressiva criminalizzazione, demonizzazione e in ambito folcloristico ridicolizzazione”.
Questa demonizzazione va avanti fino alla metà del settecento quando ancora gli storici considerano queste donne solo malvage fattucchiere. Sappiamo invece che la figura della guaritrice dell’Alto Medioevo era di una donna legata al focolare, dedita alla guarigione, alla preparazione di infusi e che con il suo sapere aiutava il popolo.
Era tenuta in grande considerazione per l’aiuto che forniva alla comunità dove non vi erano farmacie o ospedali e spesso il loro sapere faceva la differenza tra la vita e la morte. Tutto questo cambiò con l’arrivo della classe medica.
Il popolo ricercava le cure di queste guaritrici e le ha ricercate anche fino all’arrivo della classe medica perché sappiamo che erano cure gentili, dolci e amorevoli, rivolte al benessere di tutta la persona sotto tutti i punti di vista , anche quello che chiamiamo spirituale. Il medico invece separava gli organi e li studiava pezzo per pezzo. Studiavano infatti corpi umani morti, dove non era possibile vedere i processi vitali in atto (pensa che la scoperta della circolazione sanguigna avvenne intorno al II secolo d.C e nel Rinascimento venne ritenuta una fantasia probabilmente in seguito a questi studi anatomici sui cadaveri, fino a che Michele Serveto a metà del 1500 si impose per ripristinare l’idea di un flusso vitale che passa dal cuore, ma le sue idee furono ritenute eretiche e fu bruciato sul rogo insieme ai suoi libri.)
Le cure delle streghe potrebbero invece essere definite “olistiche” poichè prevedevano l’osservazione non solo del corpo e delle sue dinamiche vive (-wick, ricordi?) ma anche delle condizioni di vita, l’ambiente in cui viveva il paziente, eventuali rapporti con persone sgradevoli. Tutti questi erano fattori che venivano presi sempre in considerazione e bilanciati sia con rimedi che con atti di magia attraverso amuleti da attaccare alla casa per riportare armonia, altri per far guarire o tenere lontani gli indesiderati. Vi erano poi rimedi che spesso le streghe consigliavano alle donne per pacificare gli istinti dell’uomo, sia da un punto di vista sessuale, sia da un punto di vista emotivo e quindi calmare l’impeto, la rabbia e anche il desiderio di violenza che poteva avere nei confronti della moglie. La medicina delle streghe lavorava a 360° per il benessere delle persone, come si poteva preferire un medico che praticava tagli e salassi, nonchè rimedi di dubbio funzionamento? Il medico studiando su corpi morti non poteva certo portare vitalità! Tutt’oggi ci troviamo di fronte a medici che trattano il nostro essere solo come un insieme di tanti organi che sembrano non essere in connessione tra loro, contravvenendo così ad una delle leggi basilari in Natura, quella di interazione e collaborazione. Le streghe osservavano la Natura e sapevano che ogni animale ha un ruolo nel bosco, così come ogni pianta, ogni pietra, e ogni pianeta. E il macrocosmo della Natura, perchè mai non dovrebbe riflettersi nel microcosmo delle nostre cellule? Ogni nostra parte umana interagisce non solo all’interno di noi ma anche con l’ambiente esterno, e questa base della medicina olistica era sapienza delle Herbane, apparentemente persa dopo l’avvento della medicina, ma sapientemente ripristinata oggi, non che il segreto della vitalità e del benessere che ha permesso all’umanità di andare avanti. I nuovi medici lo sapevano e presero tutto ciò che poterono dalle streghe riducendo il resto in cenere. La campagna diffamatoria ai danni dell’antica medicina cominciò indicando i rimedi delle streghe come veleni e offendere coloro che si rivolgevano a queste donne se non addirittura punirli, e semmai qualcuno avesse potuto dire che un rimedio della strega aveva funzionato davvero c’era pronta la motivazione che era stato il Diavolo stesso ha consigliare quel rimedio e dunque era bene diffidarne. Già i Romani iniziarono a tradurre a modo loro i termini, indicando la strega come venefica e avvelenatrice. La parola potio che in latino indica la bevanda , ma anche infuso, pozione, divenne in francese e poi anche in inglese poison e quindi veleno.
Nell’alto medioevo il termine venefica tanto caro ai Romani viene tradotto proprio come strega portando avanti nei secoli questa tremenda campagna ai danni delle guaritrici. Sempre nel libro di Max Dashu si legge che i nomi delle donne che leggevano il futuro, che incantavano e che guarivano, venivano inseriti in una lista chiamata “La stregoneria veneficis delle donne che inventano diversi portenti” . Fortunatamente alcuni di coloro che trascrissero queste liste tradussero però venefico con benefattore poiché non tutti erano convinti che coloro che utilizzavano pozioni, erbe e rimedi per la guarigione fossero malvagi.
Oltre che il termine venefico ci giunge anche il termine malefico con particolare collegamento con il maleficio dove la malefica era colei che lo praticava, e ovviamente si parla ancora di donne che usavano rimedi et potio.
Ma a cosa serviva cambiare i nomi? Indubbiamente a spaventare il popolo ignorante per evitare che si servissero ancora del loro aiuto. Se la donna che ti ha aiutato nel parto viene chiamata infanticida, come si legge nel Malleus Maleficarum, invece che guaritrice o levatrice, probabilmente non ne richiederai più l’ausilio.. Questo fu un processo lungo ma abbastanza soddisfacente per la classe medica.
Ma era solo il desiderio di affermarsi che spingeva i nuovi medici uomini a screditare le guaritrici donne? Non credo. Subentrarono altri fattori, come ad esempio, la conoscenza da parte delle streghe di erbe in grado di far abortire, o di non far concepire. Questo potere in mano ad una donna toglieva la possibilità ad un uomo di controllarla. I figli erano un vincolo che teneva la donna legata all’uomo. Questa è una forma di controllo del femminile, fin dall’avvento del patriarcato quando la prole divenne sinonimo di proprietà e di potere . Per non parlare poi di alcune erbe in grado di rendere poco efficienti sessualmente gli uomini, che in tempi passati erano molto utili per contrastare gli impeti di mariti violenti e pretenziosi.
Le guaritrici e la Chiesa
Già nel primo secolo dopo Cristo vi era una sorta di discriminazione delle donne che avevano capacità di guarire e competenze erboristiche. Sappiamo che a Roma nel II secolo prima di Cristo ci fu un processo che aveva condannato 2000 donne per aver causato, a detta degli accusatori, una misteriosa epidemia. Furono casi sporadici in quel tempo, ma sicuramente con il primo cristianesimo si riconosce nella donna la radice del male, è considerata infatti come una peccatrice che ha portato il male nel mondo. Inoltre, tutto ciò che in passato, nel tempo delle civiltà gilaniche aveva rappresentato un potere, come la nascita e il sangue mestruale, diventa un segno del male e di “sporco” da cui tenersi alla larga. Questo servì per umiliare la donna nella sua essenza di generatrice sacra e con lei anche i suoi poteri, fino a ridurla ad una poveretta nel periodo medievale, considerata facile preda del demonio a meno che non fosse diventata una sposa e una madre esemplare o, in alternativa, dedicandosi esclusivamente a Dio. Coloro che non rientravano in questo stereotipo della donna casta, obbediente e pia erano quelle eretiche, le strane, le donne fuori dal comune di cui aver paura. Vennero accusate dunque di essere compagne del demonio dato che non volevano stare con Dio, e di essere dedite ad ogni tipo di maleficio e quindi “giustamente” perseguitate. Una donna vitale, una Witch, non doveva essere lasciata impunita..
Sappiamo che oltre alla classe medica, queste donne, avevano come nemico la Chiesa che combatteva contro la benedizione e la guarigione dei bambini, la contraccezione e l’aborto, le pozioni d’amore femminili. Si legge in un sermone di Alfrico (abate e poi arcivescovo in Inghilterra a cavallo dell’anno 1000 d.C) : “Come alcune donne scellerate si recano presso i crocicchi, e fanno passare i figli attraverso la terra, vincolando così loro stesse e i figli al diavolo. Alcune di loro uccidono i loro figli prima che nascano, o subito dopo la nascita, così da non essere scoperte e da non rivelare i loro empi adulteri. Alcune di loro preparando bevande per i loro corteggiatori o qualche altra empietà, per poterli avere in matrimonio “.
Tutte queste pratiche eretiche rispetto al periodo in questione erano molto pericolose per la dottrina della Chiesa. La libertà avrebbe ridotto il potere della nuova classe clericale, soprattutto perchè avrebbe vanificato il concetto di peccato, per il quale era necessario fare ammenda e offerte alle parrocchie. Se il peccato non esisteva, anche la gerarchia della Chiesa non avrebbe avuto ragione di esistere..
Un altro aspetto che caratterizzava le pratiche delle delle guaritrici e che non piaceva affatto alla nuova religione era l’animismo, ovvero la credenza che ogni cosa sia permeata di essenza vitale, di spirito. Ma se lo spirito era in ogni cosa, non poteva essere solo in Cielo, lontano dal mondo, e avrebbe perso così l’alone di mistero e paura tanto caro ai preti per assoggettare i fedeli. Per non parlare del fatto che se ogni cosa contiene Dio, i suoi emissari non sono di alcuna utilità. Ognuno infatti, nel tempo antico, poteva comunicare con gli spiriti attraverso le loro manifestazioni materiali: animali, piante, rocce, acque, cielo, terra ecc..
Si arrivò ad offendere le persone che “stupidamente” portano offerte alle pietre o agli alberi, esseri privi di vita. Questa campagna per allontanare l’uomo dalla Natura, dimora divina, durò a lungo e ancora oggi ne vediamo i terribili effetti. Ci hanno fatto credere che avere un rapporto diretto con Lei sia stupido e superstizioso, quando invece le nostre antenate riconoscevano il sacro in ogni cosa, e la raccolta di una pianta diventava un rito al pari di quello dedicato alla nascita di un bambino. Inoltre sappiamo che le donne herbane cantavano sulle erbe, invocando lo spirito e i poteri di queste piante. Anche nella tradizione popolare italiana il rito della raccolta prevede un momento particolare, una preghiera o una cantilena per evocare lo spirito ed entrarvi in contatto, un ringraziamento. Vi erano molti tabo rituali rispetto alle erbe poichè erano ritenute vive, (ricordi, vegetable?) e animate da spirito. La Chiesa si oppose al canto sulle erbe, molto diffuso, con sermoni concitati sia in Portogallo che in Belgio che in Inghilterra fino alla Germania.
Il filo verde che lega le donne alle erbe
Le erbe da sempre sono state considerate patrimonio femminile, sia per la preparazione del cibo, sia per la cura dalle malattie. L’uomo era infatti colui che controllava il clan, che andava a caccia, che portava gli animali al pascolo, allontanandosi dalle terre della tribù quando divennero stanziali, nelle quali rimanevano le donne con i figli piccoli, occupandosi anche dei frutti seminati, e anche di creare quei rimedi che sapevano essere benefici per la salute e la cura del clan. Le donne in questo tempo si sono tramandate una sapienza che non è mai stata interrotta neanche dall’Inquisizione.
Le proprietà delle erbe erano conosciute grazie allo stretto contatto con l’ambiente naturale e all’osservazione degli animali che si cibavano di una certa bacca o di una pianta ben precisa. Tutto ciò che conosciamo oggi sulle proprietà delle erbe, è legato da un sottile filo verde che ripercorre la storia e la preistoria fino ai primi uomini. Questo filo verde ci ha permesso di vivere sempre più a lungo, di guarire da molte malattie e di rimanere in salute. Questo stesso filo verde passa anche nella medicina, in quanto ad un certo punto della storia, le sapienze antiche furono raccolte e studiate, non che strutturate, per far nascere una nuova disciplina sacra. La medicina era infatti così importante da attribuirne l’origine agli Dei. Esculapio, dio della medicina, era figlio niente meno che di Apollo.
Essendo così legata alla divinità non era separata dalla religione ed era infatti portata avanti da figure come sacerdoti e sacerdotesse divenute poi monache e monaci e poi streghe.
La donna, legata al focolare, si occupava della cura e del benessere prima delle tribù, poi dei clan, poi della sua famiglia, rafforzando, secolo dopo secolo, quel legame con le erbe, che come lei, seguono il ciclo di Madre Luna e Madre Terra per crescere e proliferare. Uno dei totem delle guaritrici è infatti l’orso, animale che come un vegetale, segue il ciclo delle lunazioni per scandire la sua vita. Esisteva infatti la Dea Artio dove art indica l’ orso, legata ai rimedi e alle piante, raffigurata anche con una mela in mano come dono al suo animale guida. (Non voglio dilungarmi, ma la Dea arcaica Art divenne poi Artù, la controparte maschile e guerriera di una sacerdotessa guaritrice, confluita nella figura di Morgana, spesso rappresentata come terribile strega malvagia, tentando così di spezzare il filo verde). E l’artemisia? Rimedio benefico per molti disturbi, pianta sacra del femminile è uno dei simboli di questo antico legame tra donne ed erbe, di cui però ti parlerò in un altro articolo.
La raccolta dei rimedi
Un uso spesso comune delle erbe era di utilizzarle insieme all’acqua per unire le proprietà della della terra e dell’acqua considerata come fonte di guarigione.
Abbiamo accennato prima al rito della raccolta e al canto che le guaritrici facevano sulle erbe. Sappiamo che raccogliere le erbe non era un’attività esclusiva delle donne d’erbe, ma che rito della raccolta era pratica di tutto il popolo soprattutto per le erbe commestibili e per avere in casa sempre a portata di mano quei rimedi entrati nella quotidianità di tutto il villaggio. Vi era una anche riverenza verso la pianta per poterla tagliare e per poterne beneficiare e questo avveniva attraverso il canto che diventa come un ringraziamento, uno scambio energetico unito anche al dono di cose materiali da lasciare alla base della pianta tagliata. In Romania ci sono ancora dei riti legati alla raccolta della mandragola che veniva scelta identificandola con un nastro rosso, veniva poi scavata nella terra e intorno alla pianta venivano lasciate offerte di cibo, bevande e anche una preghiera nella quale si chiedeva di offrire la salute in cambio dei doni lasciati. Così come in Romania, ovunque, ogni tradizione aveva il suo rito cantato per richiedere agli spiriti verdi di collaborare nella guarigione.
Come abbiamo visto, tutto questo divenne eresia, e tutto quello che riguardava le pratiche di queste donne sapienti divenne nemico della fede Cristiana. Si consolidava così il mito dell’avvelenatrice e nasceva la figura della strega malefica, che usa quindi rimedi dannosi. Le piante della tradizione del “filo verde” divennero demoniache, oppure furono riprese dalla nuova religione come piante protettive dalle streghe o addirittura legate a qualche santo, basti pensare all‘iperico, rimedio della medicina popolare antica, divenuto poi l’erba di san Giovanni, scaccia streghe e demoni.
Essendo sacro, l’uso dei rimedi, la loro raccolta era costellata da una serie di regole e tabo, come ad esempio la raccolta di notte, in una fase particolare di luna o, quando alcune stelle erano visibili nel cielo. Quando ad esempio la costellazione del Toro domina il cielo, le guaritrici sapevano che era il tempo giusto per raccogliere i rimedi contro le malattie dell’apparato femminile. E sai perchè? Non solo i medici sezionavano cadaveri, anche le guaritrici sapevano bene, grazie ai loro studi anatomici, che l’utero ha la sacra forma del bucranio!
Gli altri riti della guaritrice
Da ciò che la storia ufficiale ci racconta sappiamo che le guaritrici usavano principalmente erbe per i loro rimedi, poichè probabilmente erano gli elementi naturali più facili da reperire e di immediato beneficio. Ma le guaritrici non usavano solo le erbe, utilizzavano i canti, i riti e le cerimonie, gli atti di magia simpatica, i metalli, le pietre.
Anche il massaggio faceva parte delle arti della guaritrice, serviva infatti per veicolare le sostanze usate, come unguenti e oli, ma anche perchè da sempre, il tocco e il contatto, sono state le prime forme di cura. Prova a pensare: quando ci facciamo male, immediatamente portiamo una mano sulla parte dolente, come a volerla coprire, scaldare, comprimere. Questo perchè quando ci facciamo male spesso il nostro flusso energetico si disperde, e il tocco serve a fare da “cerotto”, e inoltre nelle nostre mani abbiamo dei centri energetici da cui inviamo energia che porta sollievo là dove ce ne sia bisogno. Forse le streghe non avevano questa conoscenza, o forse sì, certo è che il tocco benefico del massaggio è utilizzato da sempre. Quando un bambino veniva al mondo, veniva massaggiato e così pure la sua mamma, e usavano pietre molto piccole appoggiate sul corpo delle madri per richiamare il potere e la benedizione della terra, attraverso questi esseri antichi ed eterni agli occhi umani.
Le streghe usavano anche le ossa di animali, perchè sapevano che in esse risiedono le qualità dell’animale stesso, nonchè dimora dell suo spirito, a cui le streghe si rivolgevano per guarire.
Ogni atto di guarigione prevedeva sempre il contatto con elementi naturali, forse con il loro spirito, la cui voce era ben udibile.
Oggi credo che l’attenzione per il mondo vegetale e le proprietà dei rimedi naturali, sia un’antica memoria che si sta risvegliando in noi. Le guaritrici sono state nei secoli, le guardiane silenziose e pazienti, del “filo verde” che lega noi uomini moderni, ai nostri antenati, e alle loro sapienze.
Spero che l’articolo ti sia piaciuto, ho dovuto tagliare molti pezzi, che saranno oggetto di altri articoli. Se vuoi aggiungere il tuo commento o altre notizie su questo tema, puoi farlo qui sotto e sarò felice di leggere.
Per il momento ti ringrazio per essere arrivato fino a qui.
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Fonti
Vanna de Angelis – Le streghe
Max Dashu – Streghe e pagane
Rosella Omicciolo Valentini – Le erbe delle streghe nel Medioevo
Eddy Pagano – I segreti delle Streghe
Appunti miei delle varie ricerche personali