Streghe delle 12 notti: la tessitrice
Che cosa racchiude la parola strega? Nel primo articolo ho accennato ai molti significati di questo termine e del mondo che racchiude. Sappiamo che la strega era colei che guariva, ma anche colei che sapeva leggere i segni del fato e questa arte era legata anche al mondo della tessitura, di cui voglio parlare in questo articolo.
Iniziamo con qualche termine di questa antica arte.
Ordito (dal vocabolario Treccani):
1. a. In tessitura, l’insieme dei fili (detto anche catena o stame) che costituiscono la parte longitudinale della tela: vengono disposti sul telaio parallelamente, in numero, lunghezza e colore determinati dalla nota di ordimento (o di orditura), e poi tra essi è inserita, sul telaio, la trama per formare l’intreccio o disegno del tessuto.
2. fig. a. Unione di fatti, fenomeni, ecc., che s’incrociano, s’intersecano, interferiscono reciprocamente.
Trama (dal vocabolario Treccani)
Struttura di un tessuto, tipo d’intreccio dei fili di trama e d’ordito: un tessuto, una stoffa a t. larga, a t. rada o fitta.
Potrei già chiudere qui l’articolo perchè è già evidente di come la scelta di alcuni termini, metta in relazione la tessitura con la vita. La trama di una stoffa è proprio come la trama di una storia, nei fili esistono intrecci, motivi, spessori, proprio come nella vita e questo le donne antiche lo avevano percepito, probabilmente fin dal primo momento in cui iniziarono ad intrecciare. Giusto per avere dei riferimenti: gli antropologi ci raccontano di prime cuciture nel Paleolitico. Si tratta di cuciture di pelli con l’uso di tendini al posto del filo, e ossa come aghi. La tessitura vera e propria, quindi l’uso del filato per creare tessuti, nacque dopo, si pensa nel Neolitico, quando i popoli divennero stanziali, e si dedicavano all’allevamento di animali da cui potevano ricavare il pelo per filare. Alcuni antropologi sostengono che la filatura nacque per prima, in quanto era già in uso per la creazione di reti da pesca o di reti per il trasporto di oggetti, e solo in seguito, con il filato, iniziarono a tessere. Altri sostengono invece che alcuni antenati iniziarono a tessere delle fibre non filate con risultati pessimi in quanto a resistenza e cercarono di perfezionare la tecnica imparando a filare. I primi materiali intrecciati sono stati sicuramente i cesti e ancora oggi, l’arte dei “cestaioli” resta tra i mestieri più antichi, che sopravvivono solo in alcune zone montane e rurali.
Le notizie storiche sui tessuti filati e i telai arrivano da ogni parte del mondo, ma non voglio dilungarmi su questo aspetto, in caso in rete ci sono moltissimi siti interessanti sul tema, in fondo all’articolo vi inserisco il link di uno in particolare dove ho trovato i riferimenti di cui vi ho appena parlato.
Ciò che ci interessa è comprendere la connessione tra la vita e l’arte della tessitura e di questo ne abbiamo testimonianza grazie alle Parche romane, alle Norne norrene, alle Moire greche. Tre donne, anche considerate fate, legate cioè al fato, che presiedono la nascita, la vita e la morte. Sono loro che secondo la mitologia, attraverso l’intreccio, creano le trame della vita degli uomini, e spezzandole i fili, decretano la morte.
Tessitura come arte spirituale
Molte divinità spesso venivano rappresentate con la rocca per filare stretta nella mano. Artemide ad esempio era anche soprannominata “la Dea dalla rocca dorata”. La rocca, un cilindro attorno al quale si arrotolava il filo, è come una bacchetta magica in grado di agire sotto ordine della divinità ad esempio per modificare il corso delle acque oppure per difendere i raccolti o il bestiame. La rocca è considerata una bacchetta abitata da spiriti che ha quasi una sua coscienza.
Nella vita quotidiana delle donne, la tessitura era un’arte pratica e spirituale. Sappiamo infatti che filatrici e tessitrici trasmettevano tutte le loro conoscenze alle figlie attraverso la tessitura ed insegnavano loro ad invocare le Dee mentre veniva filata la lana o il lino.
In Spagna, Francia e Germania molti vescovi condussero delle campagne contro le pratiche spirituali che le donne esercitavano “nelle loro tele”, nacquero dei divieti legati all’invocazione di Minerva durante la tessitura, incoraggiando solo di pregare il Signore. Da queste vicende si capisce quanto, fino al Medioevo, l’attività di tessitura era ancora associata al all’arte antica del tessere la trama della vita, ma anche quella di nascondere all’interno delle tele ciò che era importante mantenere nella memoria. Mi viene in mente ad esempio il film della Disney “Ribelle” nel quale si vede un arazzo che rappresenta l’intera famiglia, creato dalla madre. La protagonista in un momento di rabbia lo squarcia e solo dopo averlo ricucito, la famiglia sarà in grado di riunirsi. Negli orditi venivano impressi incanti e storie, e ogni trama aveva un suo spirito in grado di portare fortuna.
Proprio per la connessione con la creazione e la nascita, l’arte tessile era riservata alle donne, che si radunavano per questo lavoro escludendo gli uomini dal loro spazio. Ma nel mondo antico, un altro aspetto importante non veniva mai tralasciato ovvero la morte. Anche questo passaggio era inserito nel contesto della tessitura, e alcune pratiche di filatura venivano inserite nei riti funebri.
Alcuni pettini per cardare la lana e altri strumenti di tessitura furono infatti ritrovati all’interno delle sepolture, si pensa addirittura come offerte funerarie destinate alle Dee del fato che di lì a poco il defunto avrebbe incontrato.
Come detto, ricorre spesso il nome di Minerva come Dea invocata durante la tessitura poichè era considerata la protettrice degli artigiani ma anche colei che inventò il telaio, ma sappiamo anche che questa pratica prevedeva l’uso di lunghe litanie nelle quali si ripeteva infinitamente il nome di alcune divinità che ad oggi non siamo molto sicuri di quale fossero, a parte appunto Minerva. Uno dei motivi per cui questa conoscenza si è persa è perché i vescovi, durante le accuse e l’emanazione dei divieti, avevano paura di pronunciare i nomi sentiti durante le litanie e la tradizione orale si è poi fermata, probabilmente proprio durante le persecuzioni.
Tra i tanti divieti legati all’arte della tessitura troviamo quello emanato dal vescovo Eligio di Noyon: “nessuna donna dovrebbe portare succinos ovvero amuleti d’Ambra al collo, nè dovrebbe nominare durante la tessitura, la tintura o altri lavori tessili, Minerva o altre figure infauste”
Come sempre la Chiesa distorse il significato spirituale di questa arte benevola: le Dee che venivano invocate durante la tessitura erano per le tessitrici delle dee che portavano fortuna, benessere, prosperità, ed era un modo, quello di cantarle, per connettersi con loro e pregarle, esattamente come quando abbiamo parlato della strega guaritrice che cantava sulle erbe. Cantare è un modo per infondere un intento o la forza di una divinità.
Sui tessuti benefici poi la storia è piena e se posso azzardare, ogni mito legato ad un tessuto guaritore deriva dall’antico culto, forse proprio per l’importanza che avevano le stoffe nel mondo antico, ripreso poi dalla cristianità, sostituendo gli Dei con i Santi.
La pratica di mettere un pezzo di stoffa su una persona o un animale per benedirlo era un metodo popolare molto diffuso, come ad esempio l’uso di cinture di guarigione in grado di guarire qualsiasi malattia.
Ci arrivano infatti testimonianze sull’uso delle stoffe come amuleti grazie al ritrovamento di scatoline, all’interno delle quali venivano conservati fili e pezzi di stoffe e che venivano portate alla cintura, fino all’Alto Medioevo.
E’ appena passato Imbolc e non posso non citare la dea Brigit e il suo mantello, considerato in grado di guarire e per questo, la notte di Imbolc, vengono lasciate fuori casa delle pezze di cotone, come pezzi del suo mantello, in modo che la Dea nel tuo passaggio notturno, possa benedirle e rendere queste stoffe utili alla guarigione delle malattie.
Ma continuiamo con i divieti, che ci fanno capire quanto la tessitura era radicata nella vita delle streghe: nel 750 nacque un altro divieto che proibiva alle donne di nominare Minerva durante la tessitura in quanto culto del Diavolo. Sempre nel 700 in Spagna, questa volta un divieto prevedeva che durante il lavoro a maglia o durante le pratiche magiche non si cantasse la divinità. Si dice poi che “non è permesso lavorare la lana alle calende, né raccogliere erbe, né dare ascolto agli incantesimi.” La tessitura è dunque al pari della raccolta delle erbe e delle pratiche magiche, tutte arti in mano alle streghe, tutte arti, infatti, sacre.
Sempre il vescovo Eligio sostiene che in “quella notte Santa”, ovvero la notte del primo Gennaio “le donne avvolgono matasse magiche, filano, cuciono il tutto su istigazione del Diavolo perché iniziano qualunque compito possibile per il nuovo anno” .
I presagi delle trame
Oltre all’invocazione di divinità durante la tessitura, ciò che non piaceva alla nuova religione, era la capacità delle donne di leggere la vita durante il lavoro con i fili. Ad esempio alcuni presagi erano letti osservando i ciuffetti di lana che uscivano dalla trama ed inoltre, il lavoro di tessitura, essendo ripetitivo e accompagnato da litanie, spesso conduceva ad uno stato alterato che portava visioni in grado di svelare il futuro.
Nel IX secolo un vescovo riporta l’usanza delle donne franche di leggere dei segni durante la tessitura e ben presto, il termine “stregoneria” utilizzato in senso negativo, fu associato alla tessitura e si dice infatti che “a ciò (alla stregoneria) appartengono quelli che le donne nel loro lavoro di filatura e tessitura chiamano superventas, ovvero ciò che incombe” riferendosi agli auspici che le donne riuscivano a trarre durante la tessitura.
Nelle culture antiche sappiamo che la tessitura era associata infatti alla saggezza e alla profezia. Nella lingua sanscrita il termine sutra significa filo e si tratta di “piccoli fili” ovvero trame, che raccontano della vita dell’uomo e di come migliorare il proprio destino. Nella nostra lingua, come abbiamo visto all’inizio di questo articolo, molte parole legate alla tessitura si usano comunemente per descrivere la vita, ed inoltre parole come tessere hanno lo stesso significato di creare.
Un’altra pratica tessile era quella di utilizzare dei fili per misurare la guarigione, pratica tutt’ora esistente nell’ambito popolare europeo, grazie alla quale era possibile vedere se un individuo era malato o attaccato da un male sottile. Spesso il tutto si risolveva con la benedizione dei tessuti del malato in cui veniva “inserita” una formula di guarigione.
Una cosa molto interessante che si ricollega anche all’Italia è che in Provenza, in un sermone, fu inserita una condanna alle “donne abiette” che si rifiutavano di tessere o filare di giovedì. Questo giorno era infatti uno dei momenti di riposo secondo l’antica religione. In Italia abbiamo infatti i giovedì di tempora, pause festose dai digiuni e dalle ristrettezze imposte dalla Chiesa e nei processi il giovedì era considerato uno dei giorni festivi di streghe e stregoni.
Concludo con una nota che ancora ci fa comprendere la connessione tra la strega e la tessitura, tra l’arte spirituale e l’arte del “quotidiano”: in Italia esiste un termine “magliaia” la cui radice arriva da “maglia” ovvero intreccio, che indica la strega. La magliaia era una donna legata alla tessitura e alla creazione dei tessuti e che era padrona delle stesse arti padroneggiate dalla strega, ovvero di guarire, divinare, fare amuleti e rimuovere il malocchio.
Anche con questo articolo spero di aver portato un pò di consapevolezza in più rispetto alla figura della strega e di tutte le sue arti che per millenni ha padroneggiato per portare il bene, mantenendo nell’umanità la fiamma degli spiriti sempre accesa.
Per il momento ti ringrazio per essere arrivato fino a qui.
Spero ti sia stato utile e ti ricordo che nel canale YouTube trovi anche gli audio di questa rubrica.
Fonti
Vanna de Angelis – Le streghe
Max Dashu – Streghe e pagane
Rosella Omicciolo Valentini – Le erbe delle streghe nel Medioevo
Eddy Pagano – I segreti delle Streghe
Appunti miei delle varie ricerche personali
Insubria Antiqua
Vocabolario Treccani