Streghe delle 12 notti: le antenate
Oggi, come ultimo articolo di questa rubrica, lascio spazio alle antenate. Sono coloro che prima di noi hanno praticato, sperimentato, scoperto cose e tramandato. La figura delle anziane era sempre ben vista nel passato antico, proprio perchè era la manifestazione di saggezza e portatrice di benessere fisico e spirituale. Poi le anziane divennero le vecchie megere..
Spesso il termine strega è conosciuto come sinonimo di vecchia, o per indicare una donna antipatica e cattiva. Nelle fiabe spesso ricorre questa immagine anche se nasconde dei tratti ben diversi. Le anziane probabilmente erano davvero donne con un forte carattere, che agivano a prescindere dal pensiero comune, e spesso vivevano più ai margini dei clan e poi dei villaggi. Tutto ciò divenne sinonimo di grettezza e cattiveria, attributi rafforzati nel loro significato quando gli oppressori cercarono di sminuire le streghe. La strega era infatti identificata spesso come “vecchia” ma in passato questo era segno di rispetto, poichè si intendeva l’antenata, la sapiente. Esiste ad esempio un termine della lingua germanica che indica la strega, e che nel suo significato indica “la donna che viaggia con lo spirito” e l’antenata o per meglio dire la crona spirituale.
Il termine Hexe, che in tedesco significa strega, deriva da una serie di contrazioni di termini anglosassoni e tedeschi, che avevano in comune di riferirsi tutti a spiriti femminili forse proprio quelli delle antenate, vediamo di fare chiarezza.
Il termine Haga, antenato del moderno Hag che significa strega in islandese, spagnolo e inglese (e forse in qualche altra lingua?), indicava il limite, il bordo e il confine oppure un’area circoscritta come un’abitazione. E’ probabile dunque, che si intendesse indicare le antenate come esseri di confine, oltre il quale potevano spostarsi, in entrambe le direzioni, ovvero potevano viaggiare a cavallo tra il mondo umano e quello degli spiriti.
Ci sono delle testimonianze nelle leggi svedesi del medioevo in cui si parla di streghe che scavalcano i recinti, indicando la loro capacità di valicare i confini: “una donna dai capelli selvaggi scavalca il recinto in forma di strega intrappolata tra la notte e il giorno.”
Esiste poi una radice proto-indoeuropea dhewes- che indica un insieme di azioni tra cui volare, fumare, essere sparpagliato e sparire.
Si tratta di una radice dalla quale deriva anche in norvegese il nome della fata o nel gallico, il demone. Ritroviamo questa radice collegata a moltissime altre parole che in ambito europeo indicavano ad esempio lo spirito, o i luoghi e le persone di confine, come appunto le fate, le streghe, le antenate che vennero poi tradotti con malvagio e diavolo. I Romani infatti equiparavano la divinità Dusios, nome derivante dalla radice proto-indoeuropea, con Pan il Dio cornuto delle foreste che con il tempo divenne la figura del Diavolo.
Lo abbiamo già visto in ogni articolo è uno schema che si ripete: quando una figura come quella della strega doveva essere sminuita, venivano corrotti anche i termini che la indicavano, legandoli al male. Nel decimo secolo un chierico anglosassone indicava con un termine simile ad Hag, ovvero Hagtesse, la “donna dei poteri profetici e oracolari” paragonandolo poi con il termine phythonissa, di cui abbiamo parlato nell’articolo dedicato alla strega degli oracoli, sottolineando il collegamento tra la strega, il potere profetico e lo stato di trance. Poi questi termini si appesantirono di malignità e i significati furono modificati in megera, strega e furia. Queste ultime tra l’altro, vengono considerate come la variante irata delle antenate materne che le vedevano causa di tutte le malattie.
La cosa che salta più all’occhio è che la strega in generale, ma soprattutto la figura della vecchia, appare spesso in forma non umana, a riprova che i termini indicassero le antenate e che quindi interagissero con il mondo umano, nonostante, spesso venissero dipinte come “donne maledette, le cui stregonerie erano molte” dalle parole del monaco Alfrico del X secolo. Un esempio lo abbiamo nel Wid farstice, un incantesimo inglese di guarigione dal colpo della strega o dell’elfo, in cui la strega viene indicata come uno spirito di una donna potente che cavalca sulla terra e scaglia lance gridando.
Mary Daly sostiene che il termine Hag, indichi una donna anziana con delle caratteristiche non umane o soprannaturali. Ipotizza che questo termine arrivi da quelli che indicavano ad esempio le arpie e le furie e che solo successivamente assunsero il significato di donna anziana dall’aspetto sgradevole. Si ritrova nella radice più antica del termine hag il significato di non addomesticato e selvaggio, ma anche intrattabile oppure ostinato. Altre parole sempre legate dalla radice hag- indicavano anche una persona fuori dal gruppo, fuori dal mondo, stralunata e indomabile. Molti termini legati al magico iniziavano con questa radice, ad esempio le pietre forate usate nella stregoneria per la guarigione sono le hagstones.
E da qui arriviamo finalmente al termine con cui abbiamo iniziato l’articolo ovvero Hexe, originato grazie alle trasformazioni dei termini di cui abbiamo parlato fino ad ora. Questa evoluzione dei termini antichi avvenne grazie al fatto che i demonologi si spostavano in missione in ogni luogo, raccogliendo spesso il linguaggio locale e le sue declinazioni. Attraverso i loro viaggi trasportavano questi termini e i loro significati, probabilmente già ammantati di maligno, tanto che, con il nuovo termine Hexe, gli inquisitori indicarono subito le donne che sarebbero state processate per eresia e poi stregoneria.
Sappiamo ormai, che dietro questo desiderio di sminuire le antiche pratiche, non si nascondeva solo un’esigenza religiosa della Chiesa, ma anche di una nuova cultura che doveva imporsi, ovvero quella medica la cui acerrima nemica era proprio la strega, colei che guariva con le erbe, con le pratiche di una medicina olistica conquistata con millenni di continuità . Il filo verde che ci lega alle streghe ci ricollega infatti a sapienze ben più antiche nate nel ventre delle antenate primitive.
La vecchia è dunque l’espressione della saggezza e la depositaria della conoscenza, in lei si racchiudono tutte le figure e le pratiche trattate fino ad ora. Ho lasciato per questo motivo, questo articolo alla fine del nostro percorso, in modo che ogni pezzo trovasse la sua giusta collocazione, riunendosi in quel grande essere spirituale che è l’antenata.
Spero di averti fatto viaggiare con me, e soprattutto di averti donato l’ispirazione giusta per ritrovare il contatto con le anziane o consolidarlo, rito dopo rito…
Se mi hai seguito fino qui, ti ringrazio e ti invito a seguire un ultimo omaggio alle streghe, quando ti parlerò della Befana, a Gennaio, la tredicesima strega.
A presto
Fonti
Vanna de Angelis – Le streghe
Max Dashu – Streghe e pagane
Margaret Murray – Il Dio delle streghe
Appunti miei delle varie ricerche personali