Il sentiero del culto lunare
Immagina di essere in un tempo lontano, ed intorno a te hai una Natura selvaggia, dalla quale devi ricavare cibo e protezione. Ci sono molti animali feroci che vivono in questo luogo e tu devi difenderti. La notte è il momento più pericoloso, quando l’oscurità avvolge tutto e la tua vista non riesce a percepire ciò che ha intorno. E’ probabilmente con questo scenario che, man mano che l’umanità si sviluppava, cresceva in essa anche il senso di gratitudine e venerazione verso quella meravigliosa Luna che per almeno 20 giorni donava luce e sicurezza.
Probabilmente i primi culti lunari nascono semplicemente così, e la prima forma di connessione con la Luna era semplicemente quella di rispettare i tempi di luce per ricercare il cibo, e i tempi di buio nei giorni intorno al novilunio, per stare rintanato, al sicuro.
Nessun rito, nessuna candela, nessun cerchio. Solo osservazione e rispetto dei ritmi naturali.
Un’altra grande sfida per l’umanità antica non fu solo sopravvivere, ma assistere al mistero della nascita e della morte senza comprendere come questo avvenisse. Vedere una donna che crea un bambino all’interno del suo corpo, doveva essere qualcosa di naturale, istintivo ma assolutamente incomprensibile. Associare la luna ai ritmi della donna, quando come lei la sua pancia cresceva e poi decresceva, deve essere stata un’analogia supportata anche dall’osservazione del ciclo mestruale che aveva la durata del ciclo lunare.
Osservando la Luna nacquero i primi calendari lunari a tacche, ovvero bastoni o ossa su cui venivano incise delle tacche per tenere traccia delle lunazioni e potersi così rendere conto dei cambiamenti climatici, della migrazione degli animali, del momento in cui era necessario trovare riparo ma anche per tenere il conto del periodo gestazionale. Durante questa osservazione, si accorsero ben presto che come la luna cresceva e decresceva, anche la donna seguiva gli stessi ritmi.
Hai mai visto la Venere di Laussel?
É questa scultura qui al lato, risalente al Paleolitico, più o meno al 25000 a.C , quando i culti della Dea erano vivi e forti nei villaggi. Questa incisione era situata all’ingresso di una grotta in cui venivano compiuti rituali sacri legati alla fertilità e alla caccia sacra, entrambi aspetti indispensabili alla sopravvivenza dell’umanità antica.
Questa Dea è ritratta con il ventre gonfio, e nella mano destra ha un corno che ricorda molto la cornucopia per come la conosciamo adesso, incisa con 13 tacche che rappresentano i 13 cicli della donna e della Luna. Il corno di bisonte ha la funzione di rappresentare infatti la falce di luna, simbologia, quella del corno associato alla luna, che rimase a lungo ed è arrivata fino a noi. Ci sono alcuni riferimenti a questo nelle incisioni neolitiche, in cui corna, presumibilmente di toro o bisonte, sono decorate con il simbolo della luna.
La donna era quindi venerata per il suo potere creativo, per il suo ciclo che permetteva la vita attraverso il sangue del parto. Non è un caso che sia stata dipinta con ocra rossa che in antichitá era usata per rappresentare la nascita e la rinascita dopo la morte. Anche la luna come collegamento alla rinascita è testimoniato dalle molte incisioni dei cicli lunari nelle tombe neolitiche, o dall’associazione delle falci lunari con le spirali. Il ciclo lunare era dunque visto come un susseguirsi di fasi, probabilmente a spirale e non in cerchio, che spiegava i misteri della vita. La Luna non è considerata dunque solo fertilità, ma abbraccia ogni aspetto della vita umana e quindi naturale. Con le sue quattro fasi, scandisce il tempo, e ogni sua fase è racchiusa dentro ogni cosa.
La donna diventa dunque un essere profondamente connesso a quella Signora del Cielo amorevole e protettiva, spietata e mortale per la quale furono creati riti primitivi di ringraziamento e di pacificazione con questo fenomeno naturale e la donna era rispettata e rivestiva ruoli importanti nella tribù, come quello della guaritrice, della mediatrice dei conflitti, sacerdotessa del culto, e molto altro che potrebbe ricadere sotto la definizione di “sciamana”.
Col tempo l’uomo ha scandito il tempo in base alle lune, dando loro vari nomi che lo aiutassero a tenere traccia degli eventi naturali importanti alla sua sopravvivenza, ad esempio la migrazione degli animali segnava l’arrivo dell’inverno, o i primi germogli, l’arrivo della stagione più calda, permettendogli di programmare le attività utili al recupero di cibo e di erbe medicinali.
Il culto lunare fu poi affiancato a quello della madre terra quando iniziarono a divenire chiari i meccanismi di semina – raccolto e successivamente, con l’arrivo della cultura indoeuropea, il sole iniziò a rivestire un ruolo predominante nella vita cultuale dei popoli. Il culto lunare rimase, ma prese strade parallele dal culto ufficiale: se pensiamo a Roma, sappiamo che la Luna era associata alla dea Diana (discendente diretta della Grande Dea) e il suo culto non ufficiale era celebrato di nascosto poichè già vi erano molti pregiudizi soprattutto perchè si svolgeva di notte attraverso pratiche che non erano ben viste, come la divinazione e la magia. Con l’arrivo del cristianesimo tutta questa paura del culto notturno si palesò in violente repressioni verso le dominae nocturnae, ovvero quelle donne, seguaci di Diana che furono dipinte come furie che volavano nel cielo portando sventure nelle case degli uomini. Visione che si rifà alla regina delle fate e al suo corteo che portano benedizioni nelle case di coloro che lasciano loro del cibo. Fortunatamente con il neopaganesimo il culto lunare è stato riportato in vita attraverso molte correnti che hanno poi permesso di conoscere le origini antiche di questo culto. Oggi molti di noi celebrano ancora questa entità, così misteriosa e presente nelle nostre vite, traendone ispirazione e gratitudine per il proprio sentiero spirituale e noi, come chi ci ha preceduto, abbiamo il compito di portare avanti questa “tradizione” di onorare madre Luna. Come sapete il mio approccio è molto spontaneo e cerco di offrire una visione radicata del culto lunare, il più possibile inserito nei cicli stagionali, spontaneo e basato prevalentemente sull’osservazione della natura che ci circonda, quella della nostra terra, dei nostri ritmi, con le nostre e le sue esigenze di questo tempo messe al centro della pratica. Ma questo è appunto il mio approccio, potrebbe non essere adatto a tutti.
Io te ne offro uno che nasce dalla mia pratica e dalle mie intuizioni, che inizia con il periodo buio dell’anno, onorando questo tempo come un utero. La prima luna che celebreremo è infatti quella delle foglie cadenti, che darà inizio all’anno rituale e abbraccia Samhain. E’ qui, che per me, risiede l’inizio di ogni cosa, nel buio umido, proprio come nelle tombe neolitiche iniziava una nuova vita, onorata e propiziata dai cicli lunari o dalle spirali incisi sulle pietre.
🍂Sul canale Youtube farò dei brevissimi video con dei “Semi di Luna”, ovvero brevi spunti rituali e riflessioni, su ogni luna che ci attende. Ti invito quindi a iscriverti al canale dove troverai anche un video riassuntivo di questo articolo.
🍂E se ti fa piacere approfondire, ti invito a dare un’occhiata alla pagina dedicata al percorso lunare di Spirito della Natura che trovi qui: La capanna della Luna.
Grazie per aver letto fino a qui e a presto!