Il culto della Natura
Noi siamo qui, viviamo su questa Terra, guardiamo le stelle e gli oceani. Ma tutto questo da dove arriva? Ve lo siete mai chiesto? Prima dell’uomo, la Terra ha compiuto il suo viaggio di trasformazione di miliardi di anni grazie a una forza che ha ordinato il Caos primordiale. E se ci pensate bene, tutti i miti sulla cosmogonia, raccontano proprio di questo. Segno che anche i nostri antenati si ponevano le stesse nostre domande: chi o cosa ha dato origine a tutto?
In questo momento dell’anno, coccolata dall’autunno e dalla tana, mi si palesa sempre davanti la necessità di arrivare alle origini e ripercorrere all’indietro quella spirale del tempo, per arrivare a una sorta di “punto zero”, l’origine di tutto, facendo affiorare così quelle domande metafisiche di difficile risposta che mi portano a pensare alla meraviglia della creazione, intesa non in senso biblico, ma geologico. E’ affascinante pensare che tutto ciò che esiste si sia formato dal Caos che si ordina, e che tutti gli eventi che si sono susseguiti sono stati funzionali alla realizzazione dell’Universo così come lo conosciamo, e che, ad un certo punto, si siano create le condizioni per la vita e la sua evoluzione. Amo infatti moltissimo immergermi in questo tempo nelle letture o nei documentari che parlano della creazione della Terra. Il processo mette in evidenza una serie di causalità ( e non di casualità) che hanno creato le perfette condizioni per la vita, a partire dall’arrivo delle acque sul pianeta, grazie alle quali si è sviluppato l’ossigeno e i primi microorganismi capaci di vivere solo con esso. I nostri antenati, di fondo sono i batteri!
Questo studio ci permette di legarci ancora di più ad ogni forma di vita perchè ci mette davanti alla realtà che ogni singolo essere vivente ha contribuito con la sua esistenza, alla vita sulla Terra. Ma che cosa è quella forza che ha organizzato il caos? La scienza non sa rispondere nonostante che da decenni che stia provando. Forse non risponderà mai perchè quel “qualcosa” non può essere conosciuto con i nostri sensi, con il nostro 5% di cervello utilizzato ( che corrisponde poi al 5% di coscienza, ciò di cui siamo consapevoli). Occorre dunque conoscere quel “qualcosa” attraverso un atto intuitivo, andando ad utilizzare quelle aree del nostro cervello che non sono soggette alla coscienza e dunque alla conoscenza dei 5 sensi. Non a caso, chi ha spiegato l’origine delle cose attraverso il mito della cosmogonia, era proprio lo sciamano, quella figura che attraverso l’alterazione della coscienza riusciva ad entrare in stati diversi e a comunicare con il mondo che si trova oltre i 5 sensi. A volte mi chiedo se gli sciamani vedessero davvero la Creazione per come è avvenuta, considerando anche il fatto che i miti sono simili tra di loro anche in parti del mondo molto lontane. E dunque siamo arrivati a sapere, grazie a questi antenati primitivi che la cultura moderna definisce spesso con disprezzo come genti ignoranti e bruti, che esiste una forza di base che ha dato un inizio all’organizzazione del caos e ha supportato la Vita da sempre. Questa forza potremmo chiamarla Spirito. Questa forza, come un codice silenzioso, permette tutti i processi esistenti. Proprio come nel nostro corpo, il Dna articola ogni aspetto di noi stessi senza però che ne siamo consapevoli.
Lo Spirito, come il Dna, lo percepisco come una spirale, che si muove su più dimensioni e non ha inizio né fine, ma esiste in ogni tempo e in ogni spazio, esiste e “basta”. Lo Spirito è per me quella forza che ha dato origine al punto zero di cui parlavo all’inizio, quella forza vitale comune a tutti gli esseri che ha mosso e muove la vita.
Celebrare la natura per me ha significato prendere consapevolezza di questo punto zero come origine dell’ordine nel caos e quindi della Vita.
“Si dice che la vita sia l’unica bolla di resistenza contro il caos, l’unico sistema capace di mantenere costante il livello di entropia al proprio interno.
È probabile che la parola nasca da un’astrazione di [vivus] vivo, una qualità di un corpo intuitiva, semplice, immediata. Una qualità che accomuna un’intera classe dell’essere, che abbraccia un ciclo armonico.”
(tratto da unaparolaalgiorno.it)
Celebrare la vita o le feste della natura implica dunque portare nel cerchio la devozione verso questo Spirito che chiamiamo anche Dea, o Vita. La Dea va però spogliata per bene da tutti gli attributi patriarcali, come l’essere una sorella o la sposa di un Dio. Quando troviamo questa dualità, dobbiamo essere coscienti che siamo già nel periodo patriarcale post-neolitico. La Dea infatti semplicemente è, e muove la vita. E’ la spirale, è lo spirito, è quella forza all’origine del punto zero che fa parte ancora di noi, esattamente come faceva parte miliardi di anni fa, all’origine della creazione.
Questa lunga premessa mi è stata utile per semplificare il mio approccio ai riti. Quando so che celebrare la natura significa onorare la vita, anche un gesto o una parola diventano un rito celebrativo. Soprattutto ho compreso che ognuno di noi ha il suo modo di onorare la vita, in base a come la percepisce e che dunque, seguire pedissequamente un rituale se non ne riconosciamo il valore e la sacralità, ci allontana dalla dimensione spirituale, e ci porta a dire: “non sento niente”. La celebrazione è invece il sentire di essere in comunione con tutto ciò che esiste, di essere mossi dalla stessa forza che muove un albero, una goccia d’acqua o un bisonte.
In questo tempo autunnale di discesa siamo forse più stimolati a comprendere certi aspetti, a fare un passo indietro, a considerare noi stessi come parte di un processo che è la Natura. In essa ogni cosa si è originata da un punto comune, e in base al proprio ruolo nella Vita, si è sviluppata. Abbiamo insomma antenati comuni arcaici (dell’era arcaica, 5 miliardi di anni fa, ovvero alghe e batteri, i nostri avi!), ci ricorderemo di celebrarli nel prossimo rito?
So che possono sembrare discorsi folli, ma se viviamo il nostro culto della Natura nella sua completezza, non possiamo mettere l’uomo e le sue pratiche al centro di tutto. Prima dell’uomo la Terra ha avuto la sua storia, proprio come una Madre che cresce e attende di diventare matura per concepire. Celebrare quella madre solo dal concepimento in poi è molto antropocentrico. Proviamo quindi ad avere una visione più ampia di quella madre, di considerarla come utero di ogni cosa esistente, ma contemporaneamente una forza viva, esistente a prescindere, senza la quale niente sarebbe esistito, ma soprattutto dovremmo imparare a riflettere sul fatto che senza i pesci, le piante, le meduse, i dinosauri, i batteri, e anche il Big Bang, noi umani non saremmo esistiti, mentre tutti questi esseri, sono esistiti anche senza il nostro arrivo.
Dunque, quando celebriamo i riti della natura, ricordiamoci che la Natura non è l’ambiente intorno a noi, ma un processo che dura da miliardi di anni e che muove ogni forma di vita, anche quelle che esistevano prima di noi.
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