Spiritualità ed ecospiritualità: in cosa si differenziano?
Se queste due correnti hanno un nome diverso, possiamo essere d’accordo che una differenza ci sia, tra spiritualità ed ecospiritualità. Inizialmente io però non la vedevo. Per me la spiritualità era il modo di vivere in relazione al mondo intorno, che teneva conto della Natura e delle sue forze, sentendole vive all’interno di ogni cosa esistente, e non come forze trascendenti e lontane da noi. Addentrandomi nel significato di spiritualità, e poi di eco-spiritualità, ho compreso che il senso che ho dato io al mio percorso, viene meglio spiegato dal secondo termine. Vediamo di fare chiarezza.
Che cosa è la spiritualità? Ti rispondo citando parti di un precedente articolo che avevo scritto qui sul blog Spiritualità e religione
Sia la religione che la spiritualità, sostengono che oltre alla materia, esiste una dimensione non tangibile, non esperibile con i nostri sensi, una dimensione spirituale, appunto. Ogni cammino spirituale o religioso è fatto di passi che portano a sentire lo spirito. La differenza sta nel “come” ci avviciniamo a questo spirito. La religione, come abbiamo già visto nel citato articolo, è un modo più organizzato e strutturato di percepire lo spirito, esistono dogmi e rituali precisi, guidati da un “capo spirituale” che fa da tramite tra il mondo materiale e quello spirituale, che sono quindi percepiti distaccati e lontani. La religione concepisce lo spirito, in maggior misura nelle cose che riguardano Dio (qualunque esso sia), piuttosto che nel mondo materiale che è considerato distaccato da Dio e quindi dal livello spirituale, di fatti abbiamo la differenza, direi anche, opposizione tra spirito e materia. La spiritualità invece si avvicina allo spirito, in un modo meno dogmatico e non cultuale, calibrato anche in considerazione di noi stessi, che diveniamo il centro delle pratiche senza intermediari. Ciò che è importante comprendere della spiritualità è che non esiste un collegamento stretto tra spirito e materia, se non che lo spirito è concepito come l’origine della materia. Basti pensare che esistono della pratiche spirituali rivolte proprio al distaccamento dai bisogni del corpo per sentire la dimensione spirituale, fino all’ascesi. Queste pratiche di “non-coinvolgimento” del corpo nel percorso spirituale portano a riflettere su quanto, in alcuni cammini spirituali, non si tenga in considerazione l’interazione con il corpo e con la materia in generale, come se tutto ciò che viviamo nell’esperienza, non fosse in grado di influenzare il nostro cammino spirituale (che però facciamo nella realtà fisica, mentre viviamo la nostra vita e sentiamo le esigenze del corpo con il quale ci muoviamo). A me sembra un paradosso. Nella spiritualità non esiste necessariamente un rapporto di relazione con la Natura, ovvero la parte materiale della Vita.
Ma se escludo la parte materiale della vita, come posso permettermi di fare esperienza della vita stessa e dei suoi meccanismi sottili? Che cos’è la spiritualità se non il sentiero di scoperta delle “cause” della vita? Ovvero delle energie alla base della creazione (che è materiale)? Siamo invece arrivati a pensare che la spiritualità sia qualcosa di staccato dal corpo, e che anzi, più lo trascuriamo e più raggiungeremo alti gradi di illuminazione. E allora, perché mai ci siamo incarnati? Sarà mica che attraverso il corpo posso fare esperienze evolutive, di crescita personale, che orma dopo orma, mi rendono sempre più puro/a, che mi permettano di far emergere il mio vero Sè, la mia anima, affinché si esprima ? Non vorrei dire cose ovvie, ma per fare un esempio che conosciamo tutti, Gesù quando è risorto, ovvero, si è reso anima, è tornato a camminare sulla Terra. A prescindere dal fatto che questo non sia reale, è però un insegnamento esoterico che ci parla dei meccanismi del percorso spirituale. Si vive, si fa esperienza, e la si fa in un certo modo, tale per cui la mia vita diventi sempre più l’espressione della mia anima fino al raggiungimento di quel livello dello spirito mentre resto incarnato. Io vivo e sento e partecipo all’esistenza, per dare voce alla mia anima che è ciò che mi permetterà di percepire quel livello spirituale a cui tanto aspiro. Come posso fare tutto questo se il corpo viene negato, e dunque nego l’importanza dell’esperienza e della trasformazione evolutiva di me (che sono corpo, mente emozioni e anima)? E’ come voler arrivare in cielo negando le ali, che sono uno degli strumenti che mi permettono di volare oltre agli occhi per vedere, l’istinto, le zampe per darmi la spinta, insomma, hai capito. E dunque devo tornare al corpo anche nel percorso spirituale, per poter attivare l’esperienza evolutiva.
Ecco che il termine “spiritualità” mi inizia a stare stretto per il suo essere indifferente alla materia. Quello che come strega verde concepisco è una spiritualità, oserei dire più sciamanica, dove lo spirito è sentito come una forza vitale che dà origine e anima ogni cosa vivente, quindi è presente in tutto ciò che è vivo e che si rifà un po’al concetto di animismo. L’animismo considera tutto permeato di forza vitale e dunque questo “tutto” diventa sacro. Tanti giri di parole ma il concetto è semplice: ciò che è sacro è ciò di cui noi percepiamo lo spirito, che è la forza vitale. Di questo ce ne parla molto bene Emma Restall Orr nel suo libro “Rituale” di cui trovi alcuni video esplicativi sul canale YouTube e che è un concetto basilare per l’eco-spiritualità. Lo trovi infatti nei percorsi di Spirito della Natura.
Lo sciamanesimo nasce come cammino di conoscenza delle cose naturali, quelle che l’uomo antico aveva intorno, dentro le quali percepiva una forza vitale, la stessa che viene contattata nella medicina della terra, per compiere guarigioni. Ad oggi, i percorsi sciamanici sono codificati all’interno delle tradizioni che spesso sono lontane da noi come cultura, ecco perchè è importante riscoprire il nostro tipo di cammino sciamanico, al di là delle pratiche tradizionali. Oggi abbiamo bisogno di riscoprire il sacro nel quotidiano attraverso un cammino radicato in questo tempo, con le sue esigenze, creando le nostre pratiche coinvolgendo la nostra esperienza e il mondo intorno, nel quale viviamo, con il quale interagiamo.
Un cammino spirituale che non coinvolga la nostra relazione con i cicli della natura è a mio avviso disfunzionale. Ci fa perdere gran parte del potenziale trasformativo perchè, che si voglia o meno, il corpo lo abbiamo ed è regolato da cicli, che se ignorati, “girano” lo stesso! Nonché, una spiritualità slegata dalla materia, ci tiene lontani dalle esigenze del mondo. Altro tema che nello sciamanesimo è una parte importante, perchè dove è mantenuto e onorato l’equilibrio in Natura, anche l’individuo ne trae benessere.
Proprio come nello sciamanesimo dunque, la trasformazione deve ritornare ad essere un’azione responsabile e consapevole, in relazione con il mondo affinchè abbia potere rivoluzionario. Ecco perchè amo la bioenergetica, che usa il corpo per uscire dai blocchi, e lo Yoga, e passeggiare consapevolmente, fare bagni di foresta, piuttosto che visualizzare di essere in un bosco mentre siamo tra le mura di casa, con il corpo inerme, che a livello energetico, sta interagendo con il pavimento. Lo sai che gli alberi nel bosco producono fitoncidi? E lo sai che i fitoncidi abbassano il cortisolo nel nostro sangue? Ecco perchè dopo una passeggiata nel bosco siamo davvero più rilassati e in pace, è proprio una questione di chimica! I fitoncidi collaborano alla risoluzione degli stati depressivi e ai disturbi del sistema neurovegetativo. E sempre loro, queste minuscole particelle prodotte dagli alberi, hanno su di noi il potere di aumentare il sistema immunitario, aumentando le “cellule killer” e la loro attività. Direi che per il momento, una meditazione guidata non arriva a tanto! E poi se ci pensi, la nostra trasformazione (e quella del mondo) passa dal movimento, e come facciamo a muoverci senza usare corpo? Pensate alle manifestazioni di protesta che hanno cambiato il mondo: erano fisiche, reali, potentemente concrete!
Eco-spiritualità – un nuovo sciamanesimo universale?
E quindi arriviamo a noi: che differenza c’è tra spiritualità ed eco-spiritualità? La differenza risiede in quella parola “eco” che precede “spiritualità. “
Si riferisce ovviamente al termine “ecologia” che è lo studio degli organismi e del loro ambiente, non che delle interazioni reciproche. Parliamo di ecosistemi e dunque di qualcosa di molto pratico ed esperibile, di Natura. E’ una spiritualità portata nella Natura e quindi nella parte materiale della vita.
Se nella spiritualità riconosco che esiste un livello spirituale, nell’eco-spiritualità riconosco che esiste un livello spirituale nella Natura, che unisce tutti gli esseri viventi del pianeta in rapporto ecologico ed ecosistemico!
Nella scena di Avatar, quando i nativi sono intorno all’albero delle anime, si comprende bene questo concetto di unione sottile con tutto il creato.
E’ la riscoperta di una spiritualità “sciamanica” oltre le tradizioni culturali, uno sciamanesimo universale, dove lo spirito è concepito, non solo come origine della materia, ma anche come parte di essa e dei suoi cicli, in modo simile all’animismo. Dunque, se tutto ciò che vive è permeato di spirito, tutto ciò che vive è sacro e con quel sacro io ho un’ interazione reciproca, faccio parte cioè, del suo stesso ecosistema. Questo concetto richiama quello africano di Ubuntu, che intende l’esistenza del singolo solo in relazione al mondo (dove per mondo si intende la tribù, la natura, gli antenati, i discendenti):
“Io sono ciò che sono in virtù di ciò che tutti siamo”.
E se dunque io ho una relazione di reciprocità con il mondo, per vivere in armonia in quell’ecosistema, devo adottare alcuni comportamenti, che non sono frutto di dogmi, ma di aumentata consapevolezza interiore, che deriva dal lavoro di trasformazione personale, grazie al quale vedo le falle del mio comportamento e le correggo per raggiungere l’equilibrio, individuale e ambientale.
Non solo quindi, onoro e seguo i cicli della natura perché la ritengo sacra, ma lavoro su di me attivamente e consapevolmente per tornare a far parte di quei cicli che onoro, attraverso il riequilibrio, ovvero il riportarmi in equilibrio con me stessa/o per poter essere degna/o partecipante di quell’ecosistema. Detta così è un po’ contorta, più semplicemente, con l’eco-spiritualità, pongo attenzione alle interazioni tra me e il resto del sacro intorno e lavoro su di me per diventare una virtuosa cellula di quell’ecosistema, imparando l’equilibrio e anche il senso di limite che mi permette di non essere sbattuta fuori, come “cellula impazzita” o peggio, di ammalare quell’organismo portando disequilibrio, che è un po’ la situazione globale di oggi.
L’eco-spiritualità utilizza le pratiche spirituali, come ad esempio la meditazione, per ricercare quello spazio intimo in cui siamo capaci di contattare le nostre parti più profonde che mettono in luce i nostri bisogni. In un percorso eco-spirituale, ci accorgiamo, o meglio, impariamo a sentire, che i nostri bisogni sono quelli di ogni cosa vivente come ad esempio la sopravvivenza, la continuità del proprio dna, ma anche la realizzazione della propria missione di vita (che poi è la presa di consapevolezza del proprio ruolo nell’ecosistema) che porta gioia e che si esprime in modo diverso in base ad ogni essere vivente. Una pianta produce foglie verdi e poi fiori quanto sta bene e comoda nel suo luogo, un animale corre, gioca si riproduce ( se libero di vivere) e gli umani si mettono in una relazione reciproca di sostegno, quando sentono i propri bisogni soddisfatti e un senso di felicità. Con l’eco-spiritualità arriviamo a sentire una connessione, da spirito a spirito, che cambia completamente il nostro approccio al sacro (tutto ciò che è vivo). Seguendo questa strada sciamanica, cambia anche il nostro antropocentrismo. Smetteremo di sentirci al centro del cerchio, ma torneremo nel perimetro esterno, per mano a tutti gli altri esseri viventi. L’eco-spiritualità, ci insegna che per essere parte del Cerchio dobbiamo imparare a sviluppare il senso del “sacro limite” ovvero quella linea che se oltrepassata genera disequilibrio nell’eco-sistema, di cui anche noi facciamo parte. Ne senti la forza, di questo cammino? Senti che potere ha un sentiero eco-spirituale per noi stessi e il pianeta?
Una precisazione sul concetto di sciamanesimo, per evitare fraintendimenti: lo sciamanesimo è un insieme di credenze che dipendono dalla cultura in cui nasce ogni corrente sciamanica. La base però che unisce tutte le correnti è il rapporto uomo-natura, poichè è con gli spiriti di natura che lo sciamano lavora. Il lavoro dello sciamano si fonda su una profonda conoscenza della natura, nonchè della relazione che esiste tra l’essere umano e l’ambiente, perchè il suo scopo è ristabilire l’equilibrio delle relazioni affinchè si manifesti come benessere. Potersi connettere allo spirito di una pianta, presuppone che con quella pianta io instauri un rapporto. Nel percorso eco-spirituale accade proprio che dopo aver intrapreso un cammino di riconnessione alla manifestazione naturale, il nostro contatto sottile con lo spirito che anima ogni cosa, diventa percepibile. Andare oltre una tradizione per ritrovare il contatto con la parte spirituale del mondo non significa negare quella tradizione, ma considerare che potrebbe non servire per il nostro percorso. Anche perchè ogni tradizione è strutturata sulla base del luogo in cui nasce, facendosi accompagnare da erbe e animali propri di quella terra, che probabilmente non sono i nostri e dunque non ci è così facile conoscerli, farne esperienza, e se non posso conoscerli, come posso instaurarci un rapporto? Quando parlo di considerare l’eco-spiritualità come un rapporto sciamanico oltre le culture intendo proprio la riscoperta del mondo intorno a noi, con le sue esigenze, con le piante della nostra terra, e gli animali a noi familiari affinchè questo rapporto si possa poi ampliare anche su un piano più sottile. Non solo con piante e animali, ma anche con tutto ciò che fa parte della comunità: antenati, successori, co-abitanti. Oggi gli atti sciamanici potrebbero non comprendere più solo il viaggio, ma anche la pulizia fisica dell’ambiente intorno a noi, per attivare una guarigione. Lo sciamano moderno potrebbe decidere di riportare equilibrio prima sul piano fisico mettendo ordine e pulizia, piuttosto che contattare lo spirito di una pianta, esattamente come le nostre antenate streghe facevano. Non si guardava solo l’organo da curare, ma tutto il contesto di vita della persona, e si ripuliva l’ambiente intorno posizionando oggetti naturali perchè portassero la loro medicina. E proprio perchè lo sciamanesimo nasce in seno ad una cultura, perchè mai non dovremmo rivalutare la tradizione passata per crearne una che si adatti alle esigenze del nostro mondo, sulla base degli insegnamenti passati? Che poi se ci pensi, è ciò che è accaduto in ogni epoca, ogni volta che c’era bisogno di risolvere nuove sfide e rispondere a nuove esigenze.
Insomma, l’eco-spiritualità sarebbe un cammino da far seguire ad ogni essere vivente sul pianeta, dato che ogni essere vivente sul pianeta si relaziona con la Natura e con gli eco-sistemi, ma sarebbe un lavoro davvero diluito e si scontrerebbe con troppi condizionamenti culturali del “babbano” ovvero di chi fino ad ora, non si è mai preoccupato di questi temi e si ritroverebbe sommerso di troppe informazioni (però, se sei un babbano, stai leggendo e ti stuzzica quello che leggi, sei il benvenuto, c’è sempre tempo per scoprire cose nuove).
Non sto dicendo che chi non segue un percorso spirituale “verde” non possa comprendere, anzi, può trarre ispirazione e magari sentire che qualcosa risuona, ma dovrebbe almeno allinearsi con la base da cui partiamo ovvero sentire dentro di sé una vocina che suggerisce “madre Terra è viva, e vitale“. Se sei un babbano e senti questa vocina, sei il benvenuto/a.
Altra precisazione: il modo in cui uso il termine babbano è in effetti improprio, perché per me la magia, ce l’hanno tutti, perché è il potere di cambiare. In questo caso intendo chi non segue un percorso spirituale verde.
Ecco spiegato il perchè preferisco rivolgermi ad una parte più ristretta di persone, a coloro che già praticano un percorso verde, ricercando armonia con il Tutto, e lo onorano con riti e preghiere. Parlo alle streghe verdi, perchè almeno in questo sentiero, si riesca a portare alla luce le falle di alcuni nostri comportamenti, per vivere un percorso più sano, partendo già da una base condivisa da tutti: la necessità di onorare Madre Terra con il nostro intento di equilibrio.
Nel prossimo articolo ne parleremo meglio, e spero che questo sia stato chiaro e non troppo contorto.
Che sia chiaro quindi: non stiamo escludendo nessuno, e spero tanto di ispirare chiunque passi di qui. Ognuno ha le sue strade e i suoi tempi, proprio come un bambino che gattona non può correre ma potrebbe sentirsi stimolato a farlo, guardando chi ha intorno🖤
Ti lascio qui di seguito un estratto deull’ecospiritualità, tratto dal sito Eco-spirituality.org dove trovi anche il manifesto di questa associazione, in stato consultivo con le Nazioni Unite.
“Per ecospiritualità intendiamo una relazione vissuta personalmente da un individuo con il suo ambiente.
Questa relazione nasce da un’esperienza interiore, senza preconcetti o legami ideologici che la condizionano o la limitano, ma basata sul libero contatto individuale con l’esistenza e che riflette uno stato acquisito di armonia interiore.
Riteniamo che lo sviluppo dell’esperienza interiore debba escludere la presenza di profeti, guru rivelatori e altri agenti che cercano di entrare nel processo dell’esperienza individuale.”
Grazie per aver letto fino a qui, segui anche il canale YouTube e Instagram dove usciranno spesso delle “Orme di Ecospiritualità” con tanti spunti di riflessione!
📍 E poi ovviamente, ti invito a passare dalla pagina esplicativa del Percorso Eco-spirituale per Streghe di bosco, dove trovi anche la guida gratuita da scaricare.
- Gli articoli di base del percorso Eco-spirituale per Streghe di Bosco:
ESSERE STREGHE VERDI: CHE COSA È L’ECOSPIRITUALITÀ
IL POTERE DEL CAMBIAMENTO
SPIRITUALITÀ ED ECOSPIRITUALITÀ: IN COSA SI DIFFERENZIANO?
PERCHÈ DIVENTARE STREGHE DI BOSCO?
DA STREGA VERDE A DEA: IL POTERE DI ESSERE UNICI