Da strega verde a Dea: il potere di essere unici

Dal titolo forse penserai che ho trovato una pozione magica per le trasmutazioni, e invece ti voglio parlare di qualcosa di molto fisico, esperibile e pratico. E’ un argomento un po’ scomodo e faticoso perchè implica un po’ di messa in discussione, non perchè ci sia qualcosa di sbagliato in noi, ma perchè siamo abituati a fare le cose in un certo modo che non è proprio funzionale al nostro scopo: tornare a sentirsi parte della Grande Dea. 

Forse, dopo la breve introduzione hai già compreso meglio il titolo: da Strega verde a Dea, niente altro è che il divenire individuo per tornare ad essere parte del Tutto. Ma che cosa è questo “Tutto”? Nella visione della strega verde spesso si ritiene che il tutto sia l’universo, nella sua forma più mistica e astratta. Vorrei portarti un senso diverso, più reale ed esperibile, che possa aiutarti a lavorare con più passione per tornare ad onorarlo: il Tutto è l’insieme degli abitanti del pianeta, e quindi della parte visibile della Grande Dea, tra questi abitanti ci sono gli animali, le piante, i batteri, i minerali e tutto ciò che vive, quindi anche noi umani. E non solo: in una visione spirituale dell’esistenza, nel tutto vivono gli antenati e coloro che erediteranno la Terra, oltre ai processi che regolano la materia, e quindi le forze della Natura, la Grande Dea o Spirito della Natura. 

E’ un argomento che un po’ tutti i sentieri spirituali sostengono, ovvero questo ritorno all’Uno, al Tutto, a Dio. Spero che avrai capito che nell’eco-spiritualità il Tutto è qualcosa di esperibile e presente intorno a noi e che quindi può essere raggiunto anche attraverso la materia, usando il nostro meraviglio corpo come supporto alla parte spirituale. Anzi, sappi che nel Tutto ci sei già, ma non lo senti, ed è questo il tranello. Ma intanto: perchè dovrei voler tornare a sentirmi parte del tutto? Questa è la domanda a cui solo tu puoi rispondere. In generale posso dirti che sentirsi parte di qualcosa è fisiologico per noi umani, ma voler tornare al Tutto non deve essere un pretesto per estraniarsi dalla materia e dai suoi processi. Anzi, alla fine di questo articolo capirai invece quanto è fondamentale stare nella materia e viverla, proprio per tornare a sentirci parte del Tutto.

I nostri antenati che riconoscevano nella Dea la forza creatrice, forse non si sentivano così distaccati da Lei perchè ne vivevano tutti gli aspetti. Attraverso l‘osservazione della Natura e delle sue forze avevano compreso che ciò che riguarda un filo d’erba, riguardava anche loro stessi/e in quanto partecipanti dello stesso ambiente. E dunque onoravano queste forze sentendole su di loro nei vari momenti della vita come la nascita, la morte, il passaggio all’età fertile, l’invecchiamento. Si sentivano parte del processo e da loro possiamo imparare una cosa: osservare la natura è la base da cui partire.  

Infatti sarò ripetitiva, ma se voglio sentire la relazione con qualcosa, devo conoscere quel qualcosa con cui mi voglio relazionare. Nel nostro percorso verde identifichiamo il Tutto con la Dea proprio come i nostri antenati preistorici, ovvero la parte sottile da cui origina la Natura e di cui fanno parte anche i processi e le forze naturali. La cosa più utile per avvicinarmi a Lei, sarà avvicinarmi alla sua manifestazione, un po’ come leggere un libro per capire meglio la personalità dell’autore. Dunque, come un mantra, ripeto: dobbiamo tornare in Natura, al cospetto degli alberi, osservando le formiche e i paguri, contemplare il cammino di una lumaca e la crescita di un germoglio qualsiasi. Questa riscoperta di essere parte di questi processi non è una cosa che si fa in un giorno. Il cammino è un addestramento, che si fa un passo alla volta, ma ci porta lontano. 

Già solo questa attività ci permette di instaurare una relazione profonda e intima con la natura, imparando ad accettare il cambiamento. Saremo così in grado di integrare consapevolmente ogni fase della Vita, compresa la morte, accogliendo così sul nostro sentiero anche gli antenati, facendo esperienza diretta del legame inscindibile che abbiamo con loro e dal quale possiamo imparare molto.

Il modo funzionale di tornare alla Dea

Facciamo esperienza del Tutto, dunque, e con il tempo e la cura di questo rapporto, si arriva a sentirsi parte integrante, proprio come un albero nella foresta. Uno dei processi sottili che spesso si manifesta quando abbiamo la sensazione di appartenere a qualcosa, che si tratti di una famiglia o di un gruppo sociale, è quello di fusione, ovvero di perdere la nostra unicità in “favore” del gruppo. Ho scritto quella parola tra virgolette, perchè perdere la nostra individualità non è mai un favore per la comunità e dopo capirai perchè. Questa fusione non è funzionale per nessuno, e avviene quando entriamo nel gruppo spinti da una mancanza e non per puro spirito collaborativo e amore. La mancanza che ci muove è il risultato di mancanza di autonomia. Se non ci sentiamo in grado di stare sulle nostre gambe, cerchiamo un gruppo che ci sostenga instaurando rapporti di dipendenza e di fusione: il capobranco deciderà per noi, poichè a lui ho delegato il mio potere. Se invece io entro in un gruppo dopo aver riportato il mio essere all’integrità e aver ripristinato la mia autonomia come individuo, sarò in grado di partecipare al gruppo portando i miei talenti e il mio potere riscoperto, per puro spirito di collaborazione al progetto di quel gruppo. In questo caso non avviene alcuna delega di me stesso/a agli altri e i confini sono stabiliti in  nome di una collaborazione e non di sottomissione. Pensa alle cellule del nostro corpo e all’importanza che ognuna di loro compia il suo scopo invece di fondersi con altre cellule. 

C’è poi il caso in cui ci spingiamo a far parte di qualcosa per evitare di sentire un vuoto, o perchè ci sentiamo inadatti, senza autostima e abbiamo bisogno del branco che ci renda qualcuno, che dunque ci doni un’immagine di noi. Pensa ad esempio al fenomeno dell’identità omologata all’interno di gruppi di adolescenti. Nell’adolescenza non si è ancora in grado di sentirsi autonomi perchè il proprio ruolo nel mondo è ancora in fase di scoperta e dunque si tende a fare branco, a omologarci per poter vincere le sfide. Proprio come le pecore che per difendersi dal lupo si stringono le une alle altre. Quando questo processo avviene da adulti però è indice di una mancanza di autostima e autonomia.

In entrambe le situazioni avviene una pericolosa perdita di identità che non ci fa vivere il rapporto in maniera sana, ma in forma di dipendenza.  E allora, qual’è il modo più funzionale di esplorare il rapporto con il Tutto? Con un sano Ego!

L’ego sano

Con la parola Ego, in etnologia, si intende l’individuo concreto scelto come punto di partenza per la costruzione e descrizione delle terminologie e dei sistemi di parentela. L’individuo è il centro a cui si collega la comunità che ti ricordo essere formata da tutta la Natura, umani compresi, dagli antenati, dai semi della nuova vita. 

 Io sono una fan dell’ego, che, lo specifico, non è sinonimo di “ego forte o ego debole” è semplicemente ego, ovvero la nostra individualità che si esprime nella vita attraverso i nostri sani confini, il nostro sano diritto di dire di no, il nostro esprimere bisogni ed emozioni, senza sentirci degli usurpatori. Se il mio “essere individuo” è ben formato e in equilibrio, sarò allora in grado di fondermi con il tutto senza venirne assorbito, mantenendo cioè la mia individualità, che è ciò che porta valore. Non siamo tutti uguali, ogni essere vivente è diverso dagli altri, e in onore di questa diversità, devo imparare a rispettare il mio essere unico/a, e solo così sarò in grado di rispettare l’unicità degli altri. Nella new age assistiamo al fenomeno della trascendenza dell’ego per raggiungere i piani alti (te ne ho parlato nel precedente articolo trattando il tema della spiritualità.) Trascendere l’ego significa negare se stessi, e negando se stessi, la ricerca del Tutto diventa una pericolosa trappola di infelicità, insoddisfazione, passività, mancanza di autonomia, perchè stiamo sacrificando i nostri bisogni, in nome di qualcosa che ci dicono essere più importante (il piano spirituale a discapito del piano materiale, dove però siamo incarnati e viviamo con il corpo che abbiamo in dotazione). Nella mancanza e nell’insoddisfazione di un ego ignorato, il mio ricercare il tutto, sarà solo per colmare delle mancanze e non per volontà e amore. L’ego è individualità, non individualismo (per come è concepito nel senso comune). Facciamo attenzione ai termini e a non confondere l’espressione del proprio sano potere, con l’abuso di potere, ad esempio.

Individualità: (dal vocabolario Treccani) 
“La nota o il complesso di note proprie ed esclusive che caratterizzano l’individuo e lo distinguono dagli altri individui della stessa specie o dagli altri membri della stessa società.”

Individualismo: (dal vocabolario Treccani) 
“Per estens., nell’uso com., tendenza a far prevalere gli interessi o le esigenze personali contro gli interessi o le esigenze della collettività; o l’atteggiamento di chi, per un alto concetto della propria personalità, tende a considerarsi indipendente dal proprio gruppo sociale.

Sviluppando il nostro sano ego sviluppiamo autonomia, che ci rende poi responsabili del nostro agire, perchè sappiamo, proprio in nome della nostra autonomia, che noi abbiamo il potere di cambiare noi stessi/e e il mondo per amore e non per una mancanza. E dato che noi non vogliamo essere infelici e insoddisfatti, e vogliamo portare al mondo noi stessi/e in modo autentico, lavorare su di noi è importante sia per migliorarci, ma anche per non perdere la nostra preziosa individualità. 

L’ego è infatti ciò che crea la realtà perchè è la facoltà che guida il flusso di energia dentro e fuori. E’ la nostra facoltà che sceglie e discerne, che analizza, regola e organizza l’esperienza. Se l’ego non è in equilibrio, avrà una capacità distorta di analizzare e organizzare l’esperienza e ne verranno fuori immagini condizionate che rimarranno come guida per le azioni future. L’ego analizza e sceglie quali impulsi agire in base alla sua lettura dell’esperienza. Se blocco gli impulsi in base a un’errata lettura dell’esperienza sto bloccando anche la costruzione della mia autonomia. Ecco perchè è importante mettersi in discussione per fare un lavoro di crescita.

Il risultato sarà la sensazione di essere individuo, e con questa sensazione vado nel mondo con i miei sani confini, senza fondermi. Resto individuo che partecipa al mondo in modo sano e utile al mantenimento della mia individualità e di un sano equilibrio. Posso rimanere individuo che entra a fare parte del mondo come una cellula e non come un liquido.

Se dunque divento consapevole del mio valore posso portarlo nel mondo per amore incondizionato verso il mondo (o Tutto, o comunità), senza aspettarmi cioè un ritorno per la mia vita, anche se poi un ritorno c’è sempre, come in ogni rapporto.

La crescita personale per lo sviluppo del proprio potere personale

Con “crescita personale” è ciò che comunemente si intende per definire un percorso in cui l’individuo, nel punto in cui si trova, decide di mettersi in discussione per ristabilire il suo potenziale, lavorando sulla trasformazione di ciò che percepisce come limiti alla sua esperienza terrena. In questo modo si lavora anche sulla guarigione dell’ego e siamo tranquilli di poter avere anche una sana e costruttiva esperienza spirituale
La crescita personale è un lavoro da fare con una persona esterna che possa aiutarti a vedere ciò che non vedi dal punto in cui sei, in cui sei arrivato/a proprio con le tue dinamiche, che ti riporterebbero lì, proprio dove sei. Il risultato sarà un ritorno a te stesso/a e alla tua autonomia.

Essere autonomo mi permette di portare la mia unicità, i miei talenti, le mie competenze senza che il Tutto mi sovrasti e mi renda omologato, senza più una mia individualità.

Questo stato di autenticità è possibile raggiungerlo lavorando sui propri bisogni, sui confini, sul radicamento fisico, sui limiti che percepiamo nella nostra vita e ovviamente, sulla riscoperta del nostro potere personale, che è poi il motore del nostro agire, e dunque ciò che ci rende unici all’interno del Tutto. Questo lo facciamo insieme nel percorso Eco-spirituale per Streghe di bosco, passa a dare un’occhiata alla pagina dedicata dove trovi anche una guida gratuita da scaricare. 

Jung parla di questo lavoro come di individuazione, ovvero del viaggio dell’anima verso la realizzazione. Tutto questo viaggio passa dalla riscoperta di sè e delle ombre, ovvero l’integrazione degli aspetti di sé non ancora sviluppati. 

L’individuazione è quel processo che porta a ricoprire la propria individualità, ovvero divenire noi stessi assumendosi la responsabilità e accettando i rischi.

Quando raggiungiamo la nostra autonomia non temiamo di essere disapprovati per ciò che siamo perché sentiamo che per noi è perfetto. Saremo anche più in grado di osare. Senza individuazione non possiamo cambiare perchè saremo vittime e nella passività. Non riesco a esprimere nulla di me e il mio potere resta silente. Dunque lo cedo agli altri, che mi diranno chi essere e cosa fare. Devo allora recuperare la mia energia ed esprimerla per poter avere la forza di agire verso l’individuazione.

Questo è fare esperienza del mondo in modo autonomo e dunque con sani confini. In questo modo l’ego è un àncora per l’esperienza e non un ostacolo da trascendere. E’ sicuramente più comodo non considerare l’ego e le esperienze che ci porta, con le sfide da superare e le parti dolorose da trasformare. Stare nel mondo spirituale per evitare la sfida di vivere ci fa però dimenticare che siamo anche corpo e ci sradica dalla vita, nonché dalla sua manifestazione fisica che è la natura (e che è l’esatto contrario di ciò che vogliamo). 

Da strega a Dea significa lavorare per ritrovare il proprio sano ego per sentirsi individuo che aggiunge valore al mondo. Tornare a sentire la Dea e sentirsi parte della sua essenza (fisica e spirituale) è un viaggio di riscoperta di noi stessi e dei processi che ci regolano. E’ un togliere le sovrastrutture e lasciare che la nostra verità emerga, lasciando che ci guidi nella creazione di un mondo sano e in equilibrio. 

📍Se ti va ci lavoriamo insieme, passa dal link dedicato alla pagina del percorso Eco-spirituale per streghe di bosco e inizia il tuo viaggio da Strega che vuole tornare a sentirsi parte della Dea.

Grazie per aver letto fino a qui, era l’ultimo dei 4 articoli in cui gettavo le basi concettuali del percorso per Streghe di bosco, per cui ti lascio qui sotto anche gli altri 3 articoli per approfondire e ci leggiamo di nuovo nel Blog!

Lisa

Ricercatrice spirituale, artigiana, figlia degli Spiriti...

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