Sacro è intero, il cerchio ce lo insegna
Avevo questo articolo in formato bozza da un po’ perchè pensavo che l’argomento fosse già trito e ritrito. Poi leggendo alcune vostre risposte alle mie domande, ho capito che era importante lasciare una traccia di un tema fondante: per tornare a sentire la sacralità della natura è necessario tornare all’intero. Tornare alla sacralità della natura, implica infatti il rispetto di ogni sua parte.
Vediamo di addentrarci un po’ di più in questo sentiero un po’ spinoso.
Le mie riflessioni nascono proprio nel periodo autunnale perchè è in questo tempo che fronteggiamo i nostri spazi vuoti, le giornate grigie, il silenzio delle serate, e spesso, anche quella sensazione di inquietudine che arriva in risposta a una maggior solitudine, che ci fa sentire vicini/e, a volte troppo, a qualcuno che spesso evitiamo: noi stessi/e. Ci sono zone di noi che non vogliamo scorgere, parti di noi che preferiamo lasciare in cantina e sono quelle più difficili da affrontare. Ad esempio non ci piace lasciar andare qualcosa perchè comunque, era familiare e ci dava sicurezza, facciamo fatica ad accettare il cambiamento, la fine, la mancanza di risorse, l’impossibilità di agire.
E puntualmente, per qualcuno di noi, tutto questo riemerge prepotentemente per essere ascoltato.
Sia benedetta la Dea! E sai perchè? Non perchè voglio che tu sia infelice o debba affrontare demoni terribili, ma perchè questa è la possibilità che la Vita ti sta dando di tornare alla Dea nella sua completezza. E dunque ti sta chiamando a scoprire il sacro.
Se deciderai di camminare questo sentiero di riscoperta delle tue parti silenziose ti darai il permesso di riscoprirti intero/a, senza necessità di altro per colmare vuoti o recuperare parti. Il lavoro di cui ti parlo è un lavoro di consapevolezza e trasformazione personale che facciamo insieme nei miei percorsi e se ti interessa saperne di più ti lascio qui la pagina informativa del Percorso “Hearth”- ritorno al focolare
Nell’articolo voglio parlarti di come questa possibilità di scorgere le nostre ombre e tornare alla nostra interezza fatta di luce e buio, di problemi e soluzioni, di stanchezza e di energia, possa farci percepire anche la natura con i suoi cicli, intera e dunque sacra. E ormai lo sappiamo: la natura non segue una linea retta, ma un movimento circolare (cerchio o spirale), prova a visualizzarlo e a vederlo come un intero, qualcosa di completo grazie all’unione di tutte le sue parti, mutabile, certo, ma intero.
Molto spesso invece prendiamo della natura solo la parte poetica: la neve soffice, il tappeto di foglie autunnali, il sole caldo e i fiori che nascono nei prati. Ma ahimè, non c’è solo questo. La natura ci mette di fronte a nevicate disastrose, a caldo torrido che uccide animali, persone, piante, a morte e malattia. Sono fasi difficili da digerire ma ci sono e il nostro impegno sta nel volerle vedere. E ti spiego perchè è così importante: queste fasi più dolorose sono riducibili simbolicamente alla parte in cui il ciclo della natura si fa discendente, e dunque dal periodo dell’equinozio autunnale al solstizio d’inverno. Attenzione! Non sto dicendo che in questo periodo accadano queste cose, ma che l’energia di discesa presente può portare a prendere consapevolezza di questi processi della Vita.
Negare questi processi è un po’ come dire: “l’equinozio d’autunno non lo celebro perchè non mi piace”.
Celebrare significa portare attenzione e onorare, ovvero prendere in considerazione, in benevolenza. Lasciando fuori alcune parti del cerchio, il cerchio non esiste più. Ma la natura è un cerchio e non sta alle nostre regole e preferenze, se dunque decidi di spezzare il cerchio, evitando di viverne una parte, ne rimarrai escluso/a, te ne allontanerai e questo è proprio ciò che una strega di bosco combatte. Siamo su questo sentiero anche per tornare a conoscere la natura, a riappropriarci della sensazione del sacro. Ma se siamo d’accordo che sacro è ciò che è vivo, come può essere vivo un organismo senza una sua parte?
Come potremmo essere vivi noi animali senza i processi di espulsione, come quelli prodotti dalla vescica e intestino? Certo, i loro prodotti non sono belli ma senza quelli non saremmo più interi e quindi non più vivi. Rompere il cerchio significa de-sacralizzare. Applicalo a te, al tuo animale domestico, a una pianta o all’intera natura, intesa come insieme di processi che sostengono la Vita.
Esercizi verso la consapevolezza della sacralità di Mamma Terra
E dunque il primo esercizio da fare per tornare all’intero è di considerare ogni essere come unione di più principi. Anche te stesso/o. Un albero non è maschile, come un fiume non è femminile, il bianco non è nascita, e il nero non è morte. O meglio: non solo. Questo semplice esercizio ti permetterà di tornare alla consapevolezza della completezza del ciclo di Madre Terra, integrando le parti mancanti, proprio come facciamo noi umani quando lavoriamo su di noi. Ci riprendiamo parti lasciate indietro per ritrovare l’equilibrio. E così in questo tempo che da Samhain ci porta al Solstizio invernale, possiamo farci aiutare da Madre Terra a comprendere il potenziale della discesa e pronunciare la parola “morte”, quella parte ormai quasi innominabile, ma che è parte essenziale della Vita. come possiamo tornare alla natura se ne neghiamo una parte? La natura non è solo luce e felicità, bellezza e pace. Ma è sicuramente equilibrio di tutto questo.
Se vuoi approfondire questo esercizio te ne propongo un altro che arriva direttamente dal mio addestramento di anni fa.
Mi fu consegnato il compito di osservare la natura come se non l’avessi mai vista prima, facendo finta di non aver mai letto quelle liste infinite di corrispondenze che pretendevano di attribuire una sola caratteristica alle cose viventi, tipo: il sole è maschile, la Luna femminile, il rosso è l’amore, il giallo il sole. Insomma, hai capito. Mi ritrovai ad osservare un fiore e a notare come in lui vivessero la nascita e la morte, la forza estroversa e quella introversa. In un fiore osservai tutto il ciclo di madre Terra, tutte le sue forze, la sua completezza. Tutto è Uno. Ogni essere è un intero. Ogni essere è ciclico, proprio come mi aveva mostrato quel fiore.
E ogni essere è anche sacro perché vivo, ovvero permeato di spirito. Ne dedussi che il sacro non poteva che essere “l”intero”, l’Uno, l’unione di tutti i principi che si susseguono nella ciclicitá, perché è questa interezza che permette la Vita in tutte le sue fasi (puoi per caso vivere senza morire o viceversa?). E sai una cosa? Tutto questo riguarda anche te! Riappropriandoti delle tue parti mancanti potrai riscoprirti interno/ e percepirti finalmente, di nuovo, dopo millenni, sacro/a.
Oggi può essere molto difficile tornare a questa consapevolezza primitiva perchè nella nostra cultura è sacralizzato solo l’aspetto spirituale ad esempio, così come il divino sotto forma maschile e dunque solo aspetti di quel ciclo naturale. Tutto questo è pura illusione che ci allontana ancora di più dalla natura perché la consideriamo mutilata, e dunque non più sacra perché non più intera.
Ci avevi mai pensato?
Che si può fare? Beh sicuramente possiamo radicarci nella natura per non perdere il “senso del sacro” e portare la nostra energia verso la terra e ancora più giù, sotto la linea del visibile, verso quelle zone simboliche legate all’autunno e alla prima parte dell’inverno che ci parlano di oscurità, solitudine, sfida.
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Grazie per aver letto fino a qui, spero ti sia stato utile affrontare questo argomento, io ci sono. Un abbraccio