Riflessioni: come una strega potrebbe affrontare la paura.
Il periodo offre di sicuro molti momenti per riflettere e in merito a ciò che sta accadendo ho provato a radunare i pensieri in un altro articolo in cui ho cercato lucidamente di analizzare cosa possa essere accaduto a livello sottile che abbia permesso l’espansione di questo virus. Lo trovi qui: Quando il nostro corpo è connesso a quello della Madre Terra.
Ora sento l’esigenza di spingermi un po’ oltre, cercando di mettere il focus su qualcosa di più ampio ma che risulterà più specifico. Sappiamo che l’allontanamento dalla Madre Terra ci ha resi più vulnerabili, abbiamo perso il contatto con le nostre radici che sono anche “l’organo” sottile con il quale possiamo fare esperienza della realtà materiale in tutta sicurezza. Senza radici, e quindi un primo chakra in equilibrio, ci troviamo spesso preda di paure, angosce e ansie. Il motivo è spiegabile proprio con il paragone dell’albero: se una quercia avesse radici malferme, deboli e ritratte, ben presto le sue foglie si seccherebbero, e gran parte dei rami verrebbero spazzati via alla prima forte ventata. E così noi, senza radici, siamo in balia degli eventi, alcune nostre parti si “seccano”, si ritirano o smettono di esprimersi. Iniziamo quindi ad autolimitarci e ad autocensurarci, azioni a cui ci abituiamo dopo solo un mese che le attuiamo nella nostra vita. Tutto questo accade per effetto della paura, il demone o meglio il limite di questo primo punto energetico.
Inoltre, se da questo punto base (il suo simbolo è un quadrato, non a caso) l’energia è contratta, sarà difficile che la nostra colonna energetica possa essere nutrita correttamente. Dunque una carenza o eccesso al primo chakra, determinerà squilibri anche ai chakra superiori. E’ un po’ come se non accendessimo il fuoco sotto una pentola piena di verdure. Ecco perchè oggi vorrei portare l’attenzione su questo punto così importante per tutti noi.
La paura è facilmente comprensibile in questo periodo. Ma allora perchè non tutti la provano o la alimentano? Alla base della paura c’è un meccanismo di familiarità con essa. Ovvero: se siamo cresciuti e ci siamo sviluppati in ambiente ipercritico o semplicemente con dei genitori troppo ansiosi, probabilmente abbiamo spesso provato paura durante la nostra vita. Soprattutto nelle prime fasi, quando il bambino ripone nel genitore la massima fiducia, non si sognerebbe mai di pensare ” i miei genitori sbagliano a farmi provare paura” e così questa sensazione viene accettata e integrata nella propria vita. La paura in effetti è stata ed è anche utile, perchè ci ha permesso di evolvere, facendoci evitare le situazioni rischiose e preservare la vita. Oggi mi chiedo, ma non è che quella che chiamiamo paura sia chiami in realtà prudenza?
Torniamo a noi. La paura diventa familiare e così tutti gli effetti ormonali che innesca dopo averla provata. E’ un pò come se ci avesse causato assuefazione sentirla dentro di noi. Crescendo, ogni volta che proviamo paura, non portiamo più alla consapevolezza l’emozione, ma lasciamo che per reazione, ci guidi a fare o non fare qualcosa, stimolando cosi un senso di appagamento. Siamo disposti a tutto pur di provare quella confortante sensazione che arriva subito dopo la paura e che identifichiamo con la sicurezza. Ogni situazione che ci permette quindi di ricevere quella “dose di sicurezza” post-paura, è ben accetta.
Che fare allora? Mi sento di suggerire di mettere un po’ di attenzione al processo che ho descritto sopra. Personalmente sono cresciuta nella situazione descritta, con genitori molto critici e autoritari. Le paure che avevo da piccola me le sono portata avanti per un bel po’ e anche adesso, quotidianamente le vedo. Ecco, credo che la chiave sia solo vederle. Quando proviamo paura ci può aiutare portare alla consapevolezza la sensazione che abbiamo e fermarsi prima di re-agire. Lavorare alla causa delle paure e quindi rafforzare il nostro collegamento con la Madre Terra è secondo me un ottimo modo per attenuare l’emozione ed evitare così di alimentarla continuamente.
Possiamo trovare risposta in pratiche come lo yoga o gli esercizi di radicamento, scacciando così il demone che indebolisce le radici, la paura appunto. Anche perchè, gli effetti della paura, nel nostro corpo generano stress che sappiamo essere causa di un indebolimento del sistema immunitario.
All’inizio non è facile smettere di re-agire, perchè appunto, la sensazione di sicurezza ci crea assuefazione, ci vuole quindi qualche piccolo atto “intrepido” che non sia fine a se stesso ma fine alla riconquista della libertà, quella libertà in opposizione all’autocensura e all’autolimitazione di cui parlavo all’inizio.
“La riva è più sicura ma a me piace combattere le onde” scrive Emily Dickinson.
Dunque avere paura è “sbagliato”? Assolutamente no, se sentiamo che sia giusto per noi in quel momento assecondarla. Il problema arriva quando ci accorgiamo che per paura, la nostra vita viene limitata (noi la limitiamo) e si crea un conflitto tra ciò che vorremmo e ciò che è, e come tutti i conflitti può portare a sintomi emotivi e poi fisici se non affrontato e risolto. Il mio post è rivolto infatti a chi sente questo conflitto, non a chi convive pacificamente con le proprie paure. Chi lavora in campo olistico, ma anche chi segue un percorso spirituale, ha molti strumenti per affrontare questo periodo perchè so quasi per certo che chi come me ha fatto della spiritualità la sua guida, non riesca a separare il quotidiano dal “momento sacro” poichè tutto è sacro e dunque “tutto” risponde alle legge spirituali.
Questo non significa che nessuna strega abbia paura, significa però che questa paura, se provata, può essere vista e compresa con gli strumenti che abbiamo, contestualizzandola alle leggi spirituali, e consapevolmente si può scegliere l’azione da compiere in risposta alla paura. Si può ad esempio essere prudenti (che presuppone consapevolezza piuttosto che un meccanismo di re-azione) piuttosto che impauriti, tanto per dirne una. Provando ad agire in questo modo si diventa responsabili della nostra vita e della nostra salute, non lasciandoci condizionare da ciò che la nostra società vorrebbe imporci, ovvero l’essere sempre affetto da qualche malattia. Dobbiamo dunque essere noi stessi in primis a promuovere e diffondere il concetto di salute come atto non casuale ma derivante dalle proprie azioni e solo così saremo padroni del nostro benessere.
Ciò significa che non ci ammaleremo mai più? Ni. Sappiamo che i sintomi sopraggiungono per mostrarci chiaramente ciò che a livello intuitivo non riusciamo a percepire e dunque fino a che non saremo in grado di essere sempre presenti a noi stessi e a ogni meccanismo interiore, molto probabilmente continueremo ad ammalarci. Ecco perchè non mi sento di dire Si o No in modo assoluto, perchè dipende da ognuno di noi.
Per concludere, qualche giorno fa ho scritto un veloce post su facebook per ricordare a tutti noi come le streghe si comportavano in caso di malattia, per poter trarne qualche spunto di lavoro e ispirazione. Lo ripropongo qui sotto in modo che non si perda sulla pagina facebook.
“In questo tempo in cui si parla molto di “salute” non dimentichiamo come le guaritrici agivano in caso di malattia. Oltre all’uso dei rimedi per alleggerire il sintomo, lavoravano su cosa poteva aver scatenato la malattia, ponendo molta attenzione all’ambiente intorno, come ad esempio alle persone frequentate, al cibo ingerito, alla pulizia e all’ordine della casa, (non è un caso che la regina delle Fate entri solo in quelle ben ordinate e pulite, con la tavola apparecchiata). Tutti questi fattori implicano disciplina, che ci costringe a rimanere presenti a noi stessi e alle nostre azioni, e di conseguenza, a come ci sentiamo.
Le streghe scioglievano i nodi in caso di malattia, ciò significa che lasciavano andare le cose trattenute, aprivano le finestre per portare luce e ossigeno e aiutare il corpo a depurarsi, creavano oggetti di potere con elementi naturali poiché vivi e vitali e in grado di trasmettere quella vitalità a chi ne veniva in contatto.
Essere in salute non era dunque considerato un caso, ma un atto di responsabilità personale, sia nella prevenzione che nella cura, e che deriva dalle nostre azioni e pensieri. Siamo esseri completi e uniti, non facciamoci trattare come dei Frankenstein che hanno solo organi e tessuti da curare pezzo per pezzo. Ogni cellula comunica non solo con le altre ma anche con l’ambiente esterno. Ogni sintomo può essere visto come manifestazione di uno squilibrio non solo con noi stessi, ma anche con o a causa, dell’ambiente in cui siamo. Non dimentichiamo gli insegnamenti antichi proprio adesso che ne abbiamo bisogno.”
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