Voci dal bosco: La befana
Un camino fumante, una fredda notte innevata e le emozionanti aspettative dei bambini. E’ così che sento la notte di Natale e quella che precede l’arrivo della Befana. Questo tempo è pieno di magia e incanto e anche scrivere questo articolo mi ha scaldato il cuore perchè mi riporta dentro i ricordi e fa nascere delle sensazioni molto speciali, come sempre quando scrivo sulle streghe.
Nel 2020 abbiamo conosciuto, ogni mese, una pratica legata alle streghe, e che spesso diviene la caratteristica di base che identifica le nostre antenate. Abbiamo infatti conosciuto l’arte della guarigione e le sue sapienti praticanti, l’arte della visione in mano alle donne degli oracoli, e così via. Nel blog trovi tutti gli articoli. Come promesso da un anno, arriviamo finalmente a trattare con più precisione anche la figura della Befana.
In molte parti d’Italia, questa “vecchina” è molto radicata nella tradizione. Se Babbo Natale ci accompagna dentro le feste, la Befana le spazza via. C’è anche una filastrocca che dice “L’epifania tutte le feste porta via”. La parola befana sembra essere proprio la contrazione del termine epifania, diventato bifania e poi befania.
E’ una figura molto controversa, sulla quale molto è stato detto e per fare chiarezza direi di soffermarci per il momento solo su ciò che sappiamo di lei: è una anziana signora, che vola a cavallo di una scopa portando doni, casa per casa, ai bambini buoni e bravi.
Nella notte tra il 5 e 6 Gennaio, infatti, è usanza attaccare al caminetto o alla finestra la propria calza vuota, per ritrovarla rigonfia di doni al mattino.
Bene, abbiamo già molti elementi per provare a comprendere chi è la Befana, mi verrebbe da dire che è una strega, quel volo sulla scopa, mi ha insospettita!
Ebbene, la Befana ricorda proprio la strega che vola sulla sua scopa, di notte, ma porta in se l’aspetto di “dispensatrice di doni” proprio come fanno le fate quando entrano nelle case degli umani generosi, pulite e ordinate, lasciando le loro benedizioni.
Questa credenza affonda le sue origini nei culti agricoli, quando, in questa parte dell’anno, la Dea è sempre rappresentata in forma di anziana, a cui sono stati dati molti nomi come Perchta e Frau Holda, le anziane streghe che se onorate con la giusta accoglienza (vedi ad esempio il rito delle 12 notti) portano benedizioni o, se dimenticate, maledizioni. Siamo nel periodo delle semine, e il Sole è appena rinato, nuova speranza si accende e la Befana, così come le sue sorelle europee, è colei che ci accompagna in un nuovo tempo chiudendo un anno e aprendone uno nuovo. Ma possiamo andare ancora più indietro, al tempo dei Romani che consideravano la dodicesima notte dopo i festeggiamenti del Sol Invictus (generalmente intorno al 25 Dicembre), come la notte dedicata alla morte-rinascita di Madre Natura. Dunque la Dea in forma di anziana che torna a rigenerarsi, guardando verso il nuovo tempo che diverrà in seguito, il nuovo anno.
I Romani inoltre festeggiavano in questo tempo la dea Strenia, da cui deriva il rito della strenna di scambiarsi i doni, e Giano, la divinità bifronte che rivolge il suo sguardo alle due metà dell’anno, e che ha dato origine al nome del mese di Gennaio, il primo mese dopo il solstizio invernale a lui dedicato, che con la riforma del calendario Giuliano del 46 a.C divenne il primo mese dell’anno. Giano presiede i confini, le zone di limite, e le porte.
“Ianus” dal latino, è il dio degli inizi, materiali e immateriali, delle zone di confine, dei passaggi, dove Ianua è infatti la porta. Questo termine ricorda molto Janara, la strega della zona di Benevento, seguace della dea Diana. In origine potrebbe essersi trattato di Dianara, dalla cui contrazione ne segue il termine giunto a noi. Non sappiamo però l’origine del termine Janara, certo è che l’assonanza con Ianus, è molto impressionante, considerando poi che a sua volta Ianus, potrebbe derivare anche da Dianus, mettendolo di nuovo in relazione con la dea Diana, considerata da molti studiosi, la Dea che presiede questo tempo di rinnovamento, poichè portatrice di luce, forse quella del nuovo Sole che dal suo grembo rinasce? Ricordiamo sempre che prima dell’avvento degli Dei, erano le Grandi Madri, quelle venerate dai popoli.
Inoltre, nelle 12 notti era credenza che 12 divinità rivolgevano le loro benedizioni ai campi coltivati, volando su di essi, proprio come viene spesso descritta la Dea Diana e il suo corteo di sorelle, in volo di notte…
Ecco che viene spiegato il volo, come un atto magico, legato alla fertilità della Terra, e il rito, molto più antico, narra di unioni sessuali sui campi coltivati, per propiziarne l’abbondanza. Successivamente il rito dei campi veniva svolto solo dalle donne, che a cavallo di una scopa, sostituta del maschio, cavalcavano i campi, battendoli sotto i loro passi e trasferendo nella terra l’energia sessuale ed estatica sprigionata durante questa pratica. Sappiamo che era una pratica diffusa anche tra gli sciamani che cavalcavano animali di legno per simulare il viaggio dello spirito, e ancora una volta ci ritroviamo al volo sulla scopa delle streghe che viaggiano verso il Sabba attraverso gli stati alterati di coscienza, come emerge dai processi. Ma la scopa è anche il simbolo della pulizia, quella necessaria per entrare in un nuovo anno, lasciando simbolicamente nei grandi falò delle feste Solstiziali, le vecchie zavorre. Era usanza in queste notti, bruciare il fantoccio dell’anno vecchio, raffigurato con vestiti vecchi e sciupati e con le sue ceneri fertilizzare i campi.
Possiamo quindi essere d’accordo che la Befana sia l’erede delle antiche Madri, in forma di anziane, per ricordare la Natura invernale e che venivano festeggiate nel periodo dopo il solstizio, garantendo la fertilità dei campi seminati attraverso le loro benedizioni. Non dovrebbe quindi sorprenderci se scoprissimo che le calze che attacchiamo al caminetto, fossero in passato delle cornucopie strabordanti di frutti.
C’è però quel particolare del carbone che fa sembrare la Befana un po’ cattiva. In effetti l’intento della Chiesa fu proprio quello: far passare il carbone, come un dono sgradito che avrebbero ricevuto i bambini cattivi, così da non far dimenticare mai, che la nuova religione era punitiva e giudicante e che quella vecchia befana non era proprio amorevole, in fondo, il suo culto era estremamente radicato e doveva essere in qualche modo umiliato.
In realtà, il carbone così come la cenere, erano due preziosi elementi nel passato, utili per fertilizzare i campi! Donare carbone, significava donare abbondanza e buona fortuna.
E’ probabile che la cenere o il pezzetto del carbone che in passato si metteva all’interno delle calze, derivasse direttamente dal rogo del ceppo delle 12 notti. Nella dodicesima notte, si prendeva un pezzetto di carbone e si conservava o si regalava proprio per quello scopo, altro che bambini cattivi! Regalare carbone è un ricordo degli antichi riti pagani, quando la cenere dei grandi fuochi veniva sparsa sui campi, probabilmente correndoci sopra in stile “cavalcata” (sulla scopa?) e che era un modo rituale con cui si danzava “zoppicando” nelle celebrazioni per Dioniso, pratica che ritroviamo anche nella struttura dei Sabba europei.
La Chiesa, che non amava le tradizioni pagane legate alla terra, cambiò la storia della Befana facendola passare come un vecchia signora cattiva, che non volle aiutare i Re Magi a portare i doni a Gesù. Poi pentita del suo gesto, questa anziana signora, decise di rimediare girando ogni casa per portare doni ai bambini, sperando in cuor suo di far giungere il suo dono anche a Gesù, facendo emergere di nuovo il suo lato un po’ cattivo, ma redento dalla luce del nuovo Signore.
Con questa breve articolo spero di aver riportato anche la Befana al suo posto, tra le antiche madri, che elargiscono benedizioni per il futuro.
Nel caso ti interessi approfondire, puoi fare ricerche sulle altre signore invernali come Perchta e Frau Holda che racchiudono molti tratti simili alla nostra Befana. Ti saluto con una breve storia della mia famiglia, dove a raccontarmi le cose tradizionali è il mio babbo! Lui è vissuto in un paese di campagna dove i riti, anche se ammantati di cristianità, erano molto vivi, e sulla Befana mi ha raccontato che quando era bambino, la sera del 5 Gennaio, andava a “cantar Befana“. I bambini andavano in corteo fuori dalle case, cantando in cambio di doni, come frutta, dolcetti e castagne che nel mezzo dell’inverno erano ben graditi tra la gente umile. La canzone faceva più o meno così: “Donne ecco la Befana, è venuta dalle montagne a portare le castagne alle porte dei signori”
Un’esperienza personale a riguardo è invece la mascherata dell’epifania che si svolge la sera prima del 6 gennaio a S. Anna Pelago sull’Appennino modenese. La Befana viene interpretata con una maschera da vecchia e porta con sé una schiera di animali, spiriti e demoni. In questa notte la Befana, quindi la vecchia strega dell’inverno, la saggia, trasporta gli spiriti dell’altro mondo in un corteo ed essendo nel momento dell’anno in cui ci si rivolge verso una rinascita, è un modo per fare ordine nel caos che ha regnato fino a quel momento, quando l’inverno ha dominato nella vita degli uomini, per guardare oltre con fiducia, grazie all’abbondanza elargita da questa vecchia signora della Natura. Al link dedicato alla mascherata è possibile vedere delle bellissime foto di questa festa, risalenti agli anni ’50, da cui è tratta anche la foto del banner di questo articolo.
Siamo giunti al termine di questo post in cui ho cercato di inserire le informazioni più utili per poter celebrare al meglio la Befana e come sempre, ti invito ad aggiungere i tuoi commenti qui sotto, sarò felice di leggerli.
Inoltre ti ringrazio per aver seguito la rubrica dedicata alle Streghe delle 12 notti, durata un anno, della quale questo articolo è il culmine. Ti invito perciò a leggere gli altri articoli che ho scritto se non lo hai già fatto cliccando qui: Streghe delle 12 notti .
Puoi anche ascoltare l’audio blog di questo articolo semplicemente cliccando qui sotto.
Grazie!
*Fonti
La stregoneria in Italia – Andrea Romanazzi
Margaret Murray – Il Dio delle Streghe
Appunti miei e storie raccontate